La popolazione italiana è pari a circa 60 milioni di persone. In India, il 2 settembre, ben 180 milioni di lavoratori – pari quindi a tre volte la popolazione del nostro paese – hanno deciso di scendere in strada per manifestare il loro dissenso verso la politica del primo ministro indiano Narendra Modi e per chiedere salari più alti.
Ad aderire alla protesta sono stati dieci diversi sindacati del paese – principalmente espressione dei partiti d’opposizione e dei partiti comunisti. Sono principalmente impiegati appartenenti al settore dei trasporti, delle banche e delle compagnie telefoniche pubbliche, delle miniere di carbone e delle compagnie assicurative.
Secondo i sindacati, la decisione di Modi di aprire agli investimenti stranieri il settore delle ferrovie e quello della difesa danneggerebbe le aziende indiane.
In tutto il paese gli scioperanti sono scesi in piazza con bandiere rosse e scandendo slogan contro il governo. In molti casi, i manifestanti hanno anche bloccato strade e ferrovie, non permettendo il transito ai treni e alle automobili.
Nella capitale indiana Nuova Delhi, le infermiere degli ospedali governativi hanno scioperato, rischiando un procedimento disciplinare per interruzione di servizio pubblico.
Da quando Narendra Modi è diventato primo ministro nel 2014, la sua politica economica si è mossa per abbassare il costo del lavoro in modo da attrarre maggiori investimenti dall’estero.
Per questa ragione, i sindacati hanno indetto questo sciopero, ponendo al governo 12 quesiti tra i quali figurano l’innalzamento dei salari minimi e delle pensioni minime proprio in contrasto con la linea politica portata avanti da Modi in materia di economia.
Lo scorso anno, i sindacati avevano realizzato un altro grande sciopero che aveva influito negativamente sull’economia del paese, facendo perdere attraverso i servizi interrotti una cifra pari a quattro miliardi di dollari.
Il governo, questa volta, ha riferito che prenderà visione delle richieste dei manifestanti. “Nell’ultimo anno e mezzo il comitato inter-ministeriale ha più volte incontrato il coordinamento dei sindacati, e ha tenuto conto delle loro richieste nelle decisioni che sono state prese” ha riferito il ministro delle Finanze indiano Arun Jaitley.
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