Non sarebbe andata come sperato la cena con la quale Theresa May mercoledì 26 aprile 2017 ha ricevuto a Downing street il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker. Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung e poi ripreso da tutti i maggiori giornali britannici, congedandosi dalla residenza della premier May, il presidente Juncker avrebbe detto alla lady britannica: “Sto lasciando Downing Street dieci volte più scettico di prima”.
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May ha negato quanto riportato dalla stampa tedesca, parlando di un “incontro costruttivo”. Ma pare che durante la cena la posizione di Juncker sia stata chiarissima. Il presidente della commissione europea avrebbe ricordato durante il meeting che una volta fuori dalla Ue il Regno Unito sarebbe stato considerato come un paese completamente terzo, alla stregua della Turchia.
Inoltre Juncker ha sottolineato con la premier britannica che i negoziati per stabilire i nuovi rapporti futuri, specie quelli di natura commerciale, saranno molto lunghi, facendo calare di molto le aspettative del governo di sua maestà sulla trattativa che sarà tutt’altro che semplice, a partire dal conto d’uscita che si aggirerebbe intorno ai 50 miliardi di euro.
Ciliegina sulla torta sarebbe, sempre secondo il report non ufficiale della serata, la telefonata fatta dopo l’incontro da Juncker alla cancelliera tedesca Angela Merkel, alla quale avrebbe riferito di avere avuto l’impressione che Theresa May sia “poco informata e viva su un altro pianeta”.
Pochi giorni fa il consiglio europeo presieduto da Donald Tusk ha ratificato all’unanimità la prima bozza di accordo sulle linee guida nei negoziati. Punto fermo nelle intenzioni dei 27 paesi membri sono le garanzie sul futuro degli oltre tre milioni di cittadini europei che vivono nel Regno Unito.
Altro pilastro su cui la Ue baserà le trattative, oltre all’intenzione di parlare con una voce sola, sarà il conto da saldare da parte di Londra, che include tutti gli impegni presi in qualità di paese membro durante questi anni.
Da ultimo, l’Unione europea non vuole consentire il famoso cherry picking, vale a dire la possibilità di selezionare solo le cose “buone” della Ue, cosa che indebolirebbe Bruxelles creando un precedente e incoraggiando altri paesi membri a lasciare l’Unione.
I numeri dell’economia britannica dipendono tantissimo dal mercato unico europeo, dove finiscono quasi il 45 per cento delle sue esportazioni.
I negoziati per Brexit inizieranno all’indomani delle elezioni britanniche dell’8 giugno, dove May è chiaramente in vantaggio nei sondaggi e non dovrebbe avere problemi nella vittoria. Il suo obiettivo è avere una leadership “strong and stable”, ottenendo una maggioranza più forte di quella attuale, per avere ancora più supporto e stabilità in un passaggio storico come questo.
Un concetto al quale non sembra dare importanza Guy Verhofstadt, il belga capo dei negoziatori per il parlamento europeo, secondo cui ai fini del negoziato non avrà nessuna influenza il risultato delle elezioni britanniche. Il parlamento di Strasburgo avrà potere finale di ratifica o veto.
Per adesso l’attenzione di tutti oltre manica è riposta nelle prossime elezioni, dopo le quali inizierà la trattativa di divorzio fra Londra e Bruxelles.
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