Le fecero scendere dall’auto, le derubarono, le picchiarono e le violentarono brutalmente.
Quattro donne, che rientravano da un matrimonio in Afghanistan lo scorso 23 agosto, sono state aggredite da sette uomini armati e travestiti da poliziotti.
Ora cinque degli aggressori di quello stupro sono stati condannati a morte, mentre altri due a venti anni di carcere. Lo ha confermato il ministero della Giustizia dell’Afghanistan.
“Cinque uomini coinvolti nei fatti di Paghman sono stati giustiziati questo pomeriggio”, ha confermato Rahmatullah Nazari, vice-procuratore generale.
A poco è servito l’appello di Amnesty International e dell’Onu contro la pena capitale. Non c’è stato ancora un commento ufficiale da parte del neo-eletto presidente Ashraf Ghani, oggetto di forti pressioni pubbliche per fermare le esecuzioni dopo essere salito al potere la settimana scorsa.
“Il verdetto della corte e’ stato applicato e tutti i condannati sono stati giustiziati, cinque del caso Paghman piu’ Habib Istalifi, a capo di una nota banda di sequestri”, ha dichiarato il vice-procuratore generale. L’esecuzione è avvenuta nella prigione di Pul-e-Charkhi, vicino a Kabul.
Lo stupro di gruppo di agosto ha provocato proteste in tutto il Paese e sono stati numerosi coloro che hanno chiesto l’impiccagione degli stupratori. L’ex presidente Hamid Karzai ha firmato le condanne a morte poco prima di lasciare il suo incarico.