La Camera dei deputati brasiliana vota domenica 17 aprile sull’impeachment della presidente Dilma Rousseff, accusata di aver truccato i conti pubblici per guadagnare consensi elettorali. La seduta che dovrà decidere il destino della presidente inizierà alle due di pomeriggio, le 19 in Italia.
Secondo le dichiarazioni di voto in aula, le opposizioni avrebbero raggiunto la soglia di 342 voti necessaria per far scattare l’impeachment. In quel caso, il procedimento per la destituzione della presidente, al suo secondo mandato, passerà al Senato per la conferma definitiva.
Il governo però si dice sicuro di avere i voti per impedire la messa in stato di accusa della presidente. Dilma ha trascorso la vigilia del voto a Brasilia, incontrando i deputati ancora indecisi e attaccando le opposizioni, con l’accusa di stare orchestrando un colpo di Stato.
I sostenitori di Dilma non ritengono che il crimine commesso dalla presidente sia tale da giustificare un voto di impeachment e lo derubricano a errore politico.
Ma il governo brasiliano ha l’obbligo costituzionale di raggiungere gli obiettivi di budget stabiliti dal Congresso e alcune misure prese da Rousseff sono state dichiarate illegali da una corte federale.
A pesare sul destino della presidente sono tuttavia le accuse di corruzioni che hanno colpito il suo Partito dei lavoratori, incluso il fondatore e ex presidente Luiz Inacio Lula coinvolto nello scandalo.
La questione sta dividendo fortemente il paese. Da giorni migliaia di persone scendono in piazza in tutto il Paese per manifestare il loro appoggio o meno al governo.
Circa 3mila persone dei movimenti sociali, vicini alla Rousseff, sono accampati da diversi giorni a Brasilia in attesa della grande manifestazione di domenica dopo il voto della Camera.
Ma sabato ci sono già stati tafferugli. Nella capitale, Brasilia, un piccolo gruppo di manifestanti a favore dell’impeachment si è radunato di fronte all’albergo dove alloggia l’ex presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, e ci sono stati momenti di tensione con lo staff del ‘padrino’ della Rousseff.
Leggi l'articolo originale su TPI.it