Quella strada che sale dolcemente verso la collina di Strefi si chiama Temistokleus ed è stretta come il canale dove Temistocle fermò i persiani nella battaglia di Salamina.
Siamo a Exarchia, temuto bastione anarchico di Atene, centro artistico e culturale allergico al potere costituito.
Per le vie di questa zona franca spopolano murales, centri sociali, caffè e librerie alternative. L’ultima banca è stata chiusa dopo i ripetuti attacchi di matrice anarchica.
Qui, nel 1973 il glorioso Politecnico si ribellava alla feroce dittatura dei Colonelli e nel 2008 veniva ucciso dalla polizia il 15enne Alexandros Grigoropulos, scatenando le dure proteste che avrebbero messo a soqquadro la città.
Ma Exarchia non è soltanto un quartiere anarchico. È il laboratorio di un sogno, quello del riscatto di un Paese messo in ginocchio dalla crisi e dell’austerità.
Per le sue vie un avamposto di poliziotti protegge la sede dell’ala giovanile del partito socialista Pasok, ma a pochi metri dalla piazza principale ci si imbatte nella sede di Neolaia Syriza, formazione giovanile di Syriza, il partito di Alexis Tsipras, astro nascente della politica greca che, secondo i sondaggi, sopravanza Antonis Samaras e la Nuova Democrazia e si candida per governare e cambiare la Grecia con qualche preoccupazione di Bruxelles (e dei mercati).
— Che cos’è Syriza, spiegato senza giri di parole
L’edificio è anonimo e persino un po’ squallido. Solo le bandiere di Syriza lo identificano e lo differenziano dai vicini anarchici o antifascisti padroni del quartiere. Calma piatta, saracinesche abbassate e lucchetti.
All’interno della sede di via Temistokleus 52 non entreremo mai. Sono tutti al campus universitario di Atene. È qui che dal 2 al 5 ottobre si celebra la festa nazionale del partito che si candida a guidare la Grecia.
Incontriamo il nostro “contatto” alla fermata metro di Panepistimio. Alexandros, è uno studente di 25 anni e ha militato nella giovanile di Synaspismós, componente principale dell’alleanza che nel 2004 ha dato vita alla coalizione di Syriza (Synaspismós Rizospastikís Aristerás) e nel 2012 si è trasformata in un vero e proprio partito.
Nato ufficialmente a dicembre del 2013, Neolaia Syriza nasce da quel tentativo di dare una connotazione internazionale ed europea all’impegno contro la crisi e all’opposizione al modello liberista attraverso «la solidarietà tra nazioni e popoli in Europa».
(Nella foto qui sotto: una manifestazione di Syriza nel centro di Atene. Reuters)
Il giovane, una sorta di coordinatore della comunicazione, racconta con passione e precisione la storia di un “partito figlio della tradizione comunista”.
“Abbiamo dei punti in comune con il KKE (partito comunista greco, n.d.r.), ma loro sono di matrice stalinista e hanno una politica molto severa e chiusa sulle alleanze. Criticano tutto e pensano di sapere la verità. L’azione politica, secondo me, deve portare a un risultato. Per questo ho scelto Syriza”, conclude.
Cosa significa oggi essere un giovane militante di un partito di “sinistra radicale”? “È una domanda alla quale stiamo da sempre cercando di rispondere”, confessa.
“Noi giovani cerchiamo di prendere le cose positive della tradizione comunista, per rinfrescarle. Il nostro obiettivo è creare un socialismo del XXI secolo”, come si legge anche nella frase perentoria scolpita nel manifesto ufficiale su internet.
Con quel pizzico d’incoscienza idealista della gioventù, il nostro contatto cita gli esempi latinoamericani di Chavez e Morales e auspica il superamento dell’attuale modello capitalistico attraverso la cooperazione e la difesa dei diritti civili.
Si serve di un vocabolario marxista e, compiaciuto del fatto che siamo italiani, cita Gramsci, ispiratore del Centro culturale Nicos Poulantzas, punto di riferimento della tradizione marxista greca e uno dei padri dell’eurocomunismo.
“Oggi molti giovani hanno ottenuto livelli d’istruzione e abilità che potrebbero essere sfruttate diversamente, c’è un enorme potenziale. Il nuovo socialismo deve essere basato sulla conoscenza e le abilità”.
Nella società greca, fiaccata e sfilacciata dalla crisi e dalle politiche di Bruxelles, e orfana di un quarto del Pil nazionale, Neolaia Syriza ha un rapporto diretto con il territorio.
“Prima di essere un partito era un movimento”. I militanti sono il “cuore pulsante”, hanno una tessera e contribuiscono con una quota simbolica annuale. Il modello di organizzazione è invece ibrido: un comitato centrale ad Atene e poi altri piccoli uffici nei centri principali del Paese, come Patrasso e Salonicco.
“Stiamo cercando di dare una struttura più orizzontale e di creare una piattaforma d’informazione alternativa in inglese per informare i lettori al di fuori della Grecia”, aggiunge.
Ogni aspetto della vita sociale viene invece regolato da un comitato ad hoc. “Stiamo anche lavorando alla costruzione di un network di solidarietà diffuso in tutto il Paese”.
Tanto entusiasmo e pochi soldi. “Non abbiamo bisogno di grandi finanziamenti, il grosso serve per il festival”.
E alla festa arriviamo giusto in tempo per assistere ai preparativi finali. Non mancano elementi tipicamente ellenici, come il tributo al cantautore Vassilis Tsitsanis, il palinsesto dedicato a una versione politicizzata del rebetiko e i deliziosi suvlaki grigliati, abbinati alla birra alfa.
Il parco universitario accoglie anche workshop tematici e dibattiti, esposizioni e persino una tribuna riservati ad alcuni lavoratori licenziati da alcune multinazionali.
Intorno, i volontari si danno da fare con entusiasmo. “Se vogliamo essere unici dobbiamo dare il meglio. Non siamo i migliori e non conosciamo la verità, ma vogliamo che la gente venga qui e partecipi per mostrargli cosa stiamo facendo”, dice il ventenne Kiriakos con la spontaneità di chi si sente parte di qualcosa di grande.
“In un periodo come questo devi essere radicale, altrimenti non puoi fare la differenza e cambiare lo stato delle cose”.
Il tramonto si avvicina e i primi visitatori cominciano ad affluire, ma la nostra attenzione si concentra su quella sezione viola che richiama uno dei colori della bandiera di Syriza.
“Il rosso è il simbolo dell’eurocomunismo e della rivoluzione, il verde dell’ecologia e il viola del femminismo”, spiega Aliki, membro del ufficio centrale di Neolaia Syriza. “Ci stiamo occupando molto delle politiche di genere”, prosegue, mentre indica l’esposizione dedicata al femminismo.
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