Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha comunicato alla polizia e alle forze di sicurezza locali che hanno il permesso di uccidere gli “idioti” che si oppongono all’arresto.
Oltre 7mila persone sono state uccise da quando Duterte (qui un suo profilo) si è insediato, lo scorso 30 giugno 2016, intraprendendo una guerra al crimine organizzato volta a sconfiggere il traffico di droga nel paese.
Migliaia di persone sono già state uccise per la politica del pugno duro di Duterte, nonostante le critiche da parte della comunità internazionale.
L’opposizione finora non ha fatto sentire la propria voce al contrario di migliaia di cittadini – tra cui suore, preti e bambini – che sabato 26 agosto sono scesi in strada per protestare contro la campagna del presidente delle Filippine.
Il gruppo per la difesa dei diritti umani Amnesty International ha accusato la polizia delle Filippine di aver sistematicamente pianificato uccisioni extragiudiziali durante la controversa guerra alla droga avviata dal presidente Rodrigo Duterte.
In un rapporto diffuso il 31 gennaio 2017 Amnesty afferma che gli omicidi potrebbero rappresentare “crimini contro l’umanità” e che le forze dell’ordine hanno agito come i criminali che dovrebbero combattere, accettando denaro per commettere omicidi e compiendo diversi gravi abusi, specialmente nei confronti delle fasce più svantaggiate della società.
Ernesto Avella, il portavoce del presidente, ha difeso le forze di polizia dichiarando che lo stato non ha sponsorizzato alcuna uccisione extragiudiziale e che ciò è stato dimostrato da un’inchiesta condotta dal senato filippino.
TIMELINE:
- 2 FEBBRAIO 2017: Duterte chiede l’intervento dell’esercito nella guerra alla droga nelle Filippine
- 7 MARZO 2017: La Camera dei deputati filippina ha approvato una legge per reintrodurre la pena di morte
- 24 MAGGIO 2017: Il presidente filippino Duterte ha imposto la legge marziale nell’isola di Mindanao