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    Il calcio unisce il Belgio diviso

    La nazionale belga in Brasile sta stupendo il mondo. E soprattutto sta unendo il suo popolo in patria

    Di Michele D'Alessio
    Pubblicato il 3 Lug. 2014 alle 11:56 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:52

    Il calcio arriva dove non arriva la politica. In Belgio non c’è un governo stabile, e quello precedente ha impiegato due anni per insediarsi. A questo, si aggiunga l’eterno scontro tra fiamminghi e valloni, che fa di questa nazione una tra le più divise d’Europa.

    Il popolo belga sta conoscendo, però, un momento di unione proprio durante questi mondiali in Brasile, in cui la nazionale dei Diavoli Rossi è imbattuta, e vede concretamente la possibilità di arrivare in fondo.

    Il merito è di Marc Wilmots, commissario tecnico che ha saputo risollevare il calcio in Belgio dopo quasi un decennio di buio assoluto. La sua prima mossa non è stata né tattica né tecnica: Wilmots ha fatto sedere tutti i calciatori a mangiare allo stesso tavolo, quando prima erano divisi in fiamminghi, valloni e staff.

    Un’unione che sta dando i suoi risultati sul campo (Belgio imbattuto e vincitore del proprio girone a punteggio pieno), ma anche in patria.

    Nelle città sono sempre di più i tifosi fiamminghi e valloni mischiati nei bar o negli stadi a seguire e sostenere insieme la squadra durante le partite, uniti dai colori della bandiera. Sembra proprio che i successi della nazionale, e soprattutto la grande prospettiva che è offerta dai giovani campioncini belga, stiano arrivando a ciò che la politica non ha mai raggiunto.

    Anche la vicina Germania conobbe l’unione del suo popolo grazie alla vittoria dei mondiali del 1990, proprio durante la transizione post muro di Berlino.

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