Idlib, 900 mila sfollati dormono al freddo
A Idlib, in Siria, è in corso quella che le Nazioni Unite hanno definito la peggiore crisi umanitaria del 21esimo secolo, che vede quasi un milione di sfollati marciare nel cuore nell’inverno senza una meta per sfuggire all’offensiva di Assad sulla città, condotta con l’appoggio dell’aviazione russa.
Secondo l’Onu sono circa 900mila le persone in fuga: scappano dai bombardamenti aerei e dai colpi di artiglieria, e non hanno un posto dove andare. L’unico orizzonte è la frontiera turca, chiusa.
Così gli sfollati di Idlib creano accampamenti di fortuna tra le montagne, in attesa di ricevere aiuto, un aiuto che non arriva mai, e porta i più piccoli a morire di freddo: una crisi umanitaria senza precedenti.
Lo scorso 13 febbraio una bambina di un anno e mezzo, Iman Mahmoud Laila, è morta a causa del freddo all’interno di un campo profughi situato nella Siria nord-occidentale. Anche lei, come la maggior parte degli sfollati, viveva in una tenda di fortuna. Una sistemazione che ovviamente non è stata sufficiente a proteggerla dall’inverno.
Come riporta Pierre Haski in un articolo di France Inter, il 17 febbraio il dottor Raphael Pitti, medico umanitario francese in contatto con alcuni colleghi che operano sul posto, ha denunciato il bombardamento di un reparto di maternità, a suo dire deliberato.
Ieri la commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha lanciato un appello per chiedere la creazione di corridoi umanitari per aiutare i profughi, ma la sua richiesta rischia di cadere nel vuoto, perché la comunità internazionale fino a questo momento ha già dimostrato di non voler intervenire.
Dal 2012 ad oggi, da quando cioè è iniziata l’offensiva di Assad dopo i moti di protesta contro il governo esplosi con la primavera araba, nessuno è stato in grado di trovare una soluzione al conflitto. Gli Stati Uniti nel 2013 rinunciarono a far rispettare la “linea rossa” sulle armi chimiche e non intervenirono quando questa fu superata dalle Forze Armate Siriane.
In questo vuoto strategico l’unica potenza ad agire è stata la Russia, per appoggiare l’avanzata di Assad, che adesso vuole conquistare Idlib, l’unica regione che sfugge ancora al suo controllo.
Secondo Heski, “Idlib è l’ennesimo simbolo del nostro fallimento collettivo”.