Il 14 marzo del 1879 nasceva a Ulma in Germania, il fisico Albert Einstein. Nel 1921 lo scienziato ricevette il premio Nobel per la fisica e negli anni precedenti pubblicò alcune teorie fisiche e meccaniche tra le più importanti della storia.
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Anche se di un genio si ricordano solamente gli allori, non fu sempre tutto facile per il noto pensatore, che scomparve a Princeton nell’aprile del 1955. La mente brillante ebbe non poche difficoltà ad affermarsi come studioso rivoluzionario, e prima ancora come insegnante di matematica e fisica.
Durante il periodo dell’università non si distinse in nessun modo: né per temperamento né per voti eccelsi. Nel 1900 Albert Einstein era uno studente ventunenne del Politecnico di Zurigo. Secondo i professori era uno scansafatiche e fu l’unico dei diplomati dopo la laurea a non ottenere un posto come assistente professore.
E non fu l’unico “fallimento” di Albert Einstein prima di essere riconosciuto come genio dal mondo intero.
Il padre di Albert, Hermann Einstein, proprietario di una piccola azienda, cercò di trovare un posto per il figlio dopo il diploma scrivendo a un famoso professore dell’epoca per proporlo come suo assistente. Purtroppo non riuscì a fagli ottenere nessun ingaggio accademico e nel 1902 Hermann morì senza vedere Einstein sistemato in un posto coerente con il suo percorso di studi.
Per un periodo Albert fece un lavoro poco stimolante. Nel 1902, dopo aver fronteggiato una serie di difficoltà per trovare un impiego ed avere accarezzato l’ipotesi di interrompere la carriera scientifica per lavorare come venditore di assicurazioni sulla vita, si trasferisce a Berna dove comincia a lavorare presso l’ufficio brevetti svizzero. Sei giorni alla settimana Einstein esamina le richieste degli inventori più disparati in cerca di tutela da parte del governo svizzero.
Non si tratta di un lavoro intellettualmente impegnativo, ma secondo molti lasciò al fisico abbastanza tempo libero per dedicarsi alle sue teorie più rivoluzionare che furono pubblicate a partire dal 1905.
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