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    I tragici numeri della carestia

    Un nuovo rapporto racconta la carestia che ha colpito la Somalia tra il 2010 e il 2012, la più grave degli ultimi 25 anni

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 6 Mag. 2013 alle 06:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:24

    Secondo uno studio pubblicato giovedì, la carestia che ha colpito la Somalia dal 2010 al 2012 è stata la più grave negli ultimi 25 anni, uccidendo 258 mila persone. Di questi ben 133 mila sono bambini di età inferiore ai cinque anni: più del 51 per cento delle vittime. Nella ricerca, finanziata in parte dalla Fao, si stima che la carestia è stata responsabile per la morte del 4,6 per cento della popolazione totale nelle regioni interessate, la Somalia meridionale e centrale. Addirittura il 10,1 per cento di tutti i bambini con meno di cinque anni di età sono deceduti a causa della siccità.

    La carestia ha colpito tutto il Corno d’Africa ma ha avuto un impatto maggiore in Somalia, dove è stata riconosciuta per la prima volta nel luglio 2011. È stata la peggiore a colpire la regione negli ultimi 60 anni, uccidendo anche il bestiame e colpendo duramente l’economia della zona. Il precedente più recente paragonabile a questa tragedia è la carestia del 1992, quando persero la vita 220 mila persone nell’arco di un anno.

    Tra il 2010 e il 2012 la già grave situazione climatica è stata peggiorata dalle azioni dei militanti al-Shabaab in conflitto con il governo: non a caso alcune delle aree maggiormente colpite dalla catastrofe umanitaria si trovavano sotto il controllo delle milizie islamiste.

    A fine 2011, il calo dei prezzi delle materie prime e un autunno piovoso hanno favorito un raccolto eccezionale che ha portato le Nazioni Unite nel febbraio del 2012 a dichiarare la fine della carestia. Tuttavia, nonostante il miglioramento delle condizioni umanitarie nel Paese, la Somalia registra ancora tassi di malnutrizione e mortalità infantile tra i più alti al mondo.

    Secondo il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la Somalia, 2,7 milioni di persone sono ancora in imminente pericolo di vita o hanno necessità di assistenza per il proprio sostentamento.

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