Lo scorso venerdì 43 soldati dell’esercito israeliano hanno inviato una lettera aperta al primo ministro Netanyahu in cui dichiarano che non prenderanno mai più parte ad azioni belliche all’interno dei territori occupati della Palestina.
I firmatari della lettera sono tutti membri dell’unità 8200, un reparto dell’intelligence israeliana che si occupa della sorveglianza e della decifrazione di codici, attivo in altri Paesi tanto quanto in Palestina. I soldati hanno deciso di scrivere la lettera a causa dei ripetuti comportamenti immorali dell’esercito nei confronti dei civili palestinesi.
“Noi, veterani dell’unità 8200, soldati riservisti passati e presenti, dichiariamo di rifiutarci di prendere parte ad azioni contro i palestinesi, e di continuare a essere strumenti attraverso i quali rafforzare il controllo militare esercitato sui Territori Occupati”.
Secondo i firmatari della lettera, buona parte dei compiti a loro affidati non ha nulla a che vedere con la sicurezza di Israele. L’obiettivo, secondo loro, sarebbe quello di infiltrare e controllare sempre più ogni aspetto della vita dei palestinesi.
A tal proposito riferiscono che “la popolazione palestinese è completamente esposta alla sorveglianza e lo spionaggio da parte dell’intelligence israeliana. Le informazioni acquisite vengono poi usate per mettere in atto persecuzioni politiche, oltre che per creare divisioni all’interno della società palestinese, reclutando collaboratori sul campo e spingendoli ad agire contro la propria gente”.
La lettera è stata accompagnata da una serie di testimonianze, eventi vissuti in prima persona dai firmatari e poi condivisi con il giornale Yedioth Ahronoth.
L’esercito israeliano nel frattempo ha negato ogni accusa, rilasciando un comunicato dove afferma di “non aver raccolto segnalazioni di violazioni come denunciato dalla lettera”.
Una dura presa di posizione è stata espressa anche da 200 soldati israeliani e ufficiali che fanno tutt’ora parte dell’unità 8200, i quali hanno risposto a loro volta con una lettera aperta, dichiarando che i loro commilitoni dovrebbero vergognarsi.
“Rifiutarsi di servire il Paese su basi politiche è impensabile nelle forze armate israeliane. Nell’unità 8200 lo è ancor di più”, hanno affermato.
In Israele tutti i cittadini sono obbligati per legge a prestare servizio militare, tre anni per gli uomini e due per le donne. L’obiezione di coscienza è illegale, pena il carcere. Ciononostante, esiste in Israele una minoranza rumorosa di obiettori di coscienza: i refusnik (leggi l’articolo).
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