I segreti della corte di Xi Jinping
Xi Jinping, il suo nome inizia a diventare familiare: negli ultimi mesi è rimbalzato continuamente nelle pagine di cronaca politica dei più importanti quotidiani internazionali, che così titolavano: “Xi jinping il nuovo leader cinese”, “Xi Jinping, il futuro presidente”. E ancora “Dove è finito Xi?”, si chiedevano tutti preoccupati quando a settembre ha snobbato alcuni incontri bilaterali importanti, come quello con il segretario di Stato americano Hillary Clinton.
Con il XVIII congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc) ora in corso tutto lascia pensare che a ereditare la carica di segretario generale del partito il prossimo 15 novembre, e quella di presidente della Repubblica Popolare Cinese da Hu Jintao nel marzo 2013, sia proprio lui, il tecnocrate Xi, l’uomo destinato a guidare la Nuova Cina nei prossimi anni. Ha 59 anni ed è un ‘taizi’, un principino rosso, come vengono appellati i rampolli degli alti dirigenti cinesi, la ‘casta aristocratica’ di Zhongnanhai. È infatti il figlio di Xi Zhongxun, eroe e valoroso compagno di Mao Zedong nella Lunga Marcia, ed è cresciuto con un tenore di vita molto agiato, almeno fino a quando la sua famiglia è caduta in disgrazia e suo padre è stato arrestato. Durante la Rivoluzione Culturale sua sorella Xi Heping si è suicidata e lui stesso ha dovuto subire un processo di rieducazione ‘per imparare dalle masse’, in esilio in un piccolo villaggio rurale nello Shaanxi.
Con la riabilitazione del padre la sua vita cambia, riesce a iscriversi al Pcc e inizia a coltivare le ‘guanxi’, le reti interpersonali di contatti improntate alla logica dei favoritismi e della reciprocità dello scambio, che definiscono il suo posto nella gerarchia del potere. Grazie a questo sistema di relazioni strategiche nel 1975 Xi entra nella facoltà di ingegneria chimica dell’Università Tsinghua e diventa il segretario di Geng Biao, ufficiale della Commissione Militare Centrale che favorisce le sue connessioni con l’Epl (Esercito Popolare di Liberazione). Da quel momento la sua carriera è in continua ascesa, espleta incarichi di dirigenza e governo nella provincia dell’Hebei, nel Fujian, nello Zhejiang e a Shanghai. Nel 2007 riceve la nomina di membro del Comitato permanente dell’Ufficio Politico e nel 2010 quella di vice presidente della Commissione Militare Centrale.
Henry Kissinger ha detto di lui che “è più assertivo di Hu Jintao, quando entra in una stanza si sa che ci si trova davanti una presenza importante”. Gli analisti politici di tutto il mondo confermano che Xi Jinping rispetto al suo predecessore è più affabile, ha uno spirito più carismatico, una marcata personalità ed è dotato di un pragmatismo spiccato. La sua passata esperienza di amministrazione nello Zhejiang lascia intuire il suo modello di governo: linea moderata, maggiore apertura del mercato agli investitori stranieri, attrazione di capitali per incentivare la crescita, severa lotta alla corruzione.
In un discorso tenuto lo scorso marzo nella Scuola centrale del Pcc Xi Jinping ha ammonito i cadetti che “la mancanza di principi e i comportamenti corrotti non favoriscono la purezza del partito”. Eppure i conflitti di interesse ruotano anche attorno alla sua famiglia, suo nodo di forza e di fragilità. Xi è sposato in seconde nozze con la cantante Peng Liyuan, membro dell’Epl, e ha una figlia, Xi Mingze, che dal 2010 studia ad Harvard sotto falso nome. Ma è l’immenso patrimonio di fratelli e sorelle a risvegliare dubbi sulla sua missione di ‘servizio al Paese e al popolo’.
Le fortune della famiglia allargata di Xi sono ingenti: la sola villa di lusso di loro proprietà a Hong Kong vale quasi 25 milioni di euro e almeno sei altre hanno un valore complessivo stimato di 18 milioni di euro. Partecipazioni finanziarie e proprietà immobiliari sarebbero ascritte alla sorella di Xi, Qi Qiaoqiao, che utilizza lo pseudonimo di Chai Lin-Hing per operare in anonimato, a suo marito Deng Jiagui e alla loro figlia Zhang Yannan. Le ‘guanxi’ di Xi Jinping con le lobby economiche del Paese sono forti, così come i legami più o meno ufficiali dei suoi familiari con le grandi compagnie cinesi delle telecomunicazioni, dell’energia e dell’edilizia: dalla Jiangxi Rare Earth alla Hiconics, dalla Shenzhen Yuanwei alla Dalian e alla New Postcom.
La nuova Cina sarà governata da un principe rosso impegnato ad accumulare ricchezze e vantaggi personali? Xi non ci sta a farsi chiamare ‘principino’. Ricorda che aveva soli 15 anni quando si è ritrovato accanto ai più umili nello Shaanxi, con i crampi allo stomaco per la fame. Rassicura tutti autodefinendosi un “figlio della terra gialla”, uno sprazzo di memoria dolorosa che umanizza il personaggio politico e lo avvicina al popolo, crea il legame empatico che ricostruisce pazientemente la liturgia iconografica del leader, già nota nel Paese: quella che potrebbe fondare le basi di un nuovo culto della personalità.
Leggi l'articolo originale su TPI.it