In Venezuela una distorsione surreale dei prezzi ha colpito già da diversi mesi il potere d’acquisto dei cittadini.
Ciò ha causato un aumento spropositato dei prezzi per i prodotti di uso quotidiano, come un paio di scarpe o una lattina di Coca-Cola.
Di conseguenza anche i preservativi sono diventati merce rara oltre che costosissima: un pacco da 36 profilattici può arrivare a costare fino a più di 650 euro.
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In Venezuela le esportazioni di greggio costituiscono il 95 per cento delle entrate di valuta straniera.
Tuttavia, visto il calo del prezzo del petrolio del 60 per cento negli ultimi sette mesi, l’economia venezuelana ha il 75 per cento di probabilità di andare in default nel caso in cui il valore del petrolio non aumenti nei prossimi 12 mesi, scrive Bloomberg.
La mancanza di preservativi in Venezuela rappresenta una problematica particolarmente rilevante dal momento che nel Paese l’aborto è illegale.
Inoltre, secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite nel 2013, il Venezuela ha il terzo tasso di infezioni da Hiv più alto nella regione sudamericana, dietro a Paraguay e Brasile.
Destano preoccupazione anche le cifre elevate relative al tasso di gravidanze adolescenziali, che secondo la Banca Mondiale è seconda soltanto alla Guyana.
I preservativi e altri metodi contraccettivi sono cominciati a scomparire dagli scaffali delle farmacie venezuelane a partire dallo scorso dicembre.
Sul popolare sito venezuelano di aste online MercadoLibre, un pacco di 36 preservativi Trojan può costare fino a 4.760 bolivar (ovvero 755 dollari americani, secondo il cambio ufficiale, che equivalgono a circa 666 euro).
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Secondo il vice presidente della International Planned Parenthood Federation, un’organizzazione a difesa della libertà per l’uso del proprio corpo, la scarsità di metodi contraccettivi in Venezuela spingerà un crescente numero di donne incinte a cercare cliniche clandestine in grado di offrire loro l’interruzione della gravidanza.
Ciò potrebbe anche allontanare sempre più giovani donne dalle scuole e dal lavoro, con effetti a lungo termine negativi per l’economia del Paese.