La direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, è stata arrestata in Canada. Sulla dirigente del colosso cinese della telefonia grava una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Ad annunciarlo il ministro della giustizia canadese.
“Cfo” di Huawei e figlia del fondatore dell’azienda, Meng è stata arrestata in base a un mandato di arresto degli Stati Uniti: la richiesta di estradizione sarebbe legata a presunte violazioni delle sanzioni americane verso l’Iran.
L’arresto di Meng Wanzhou rischia di scatenare una crisi diplomatica fra Cina e Canada, ma anche fra Cina e Stati Uniti.
Dura la reazione del governo di Pechino che, tramite l’ambasciatore a Ottawa, ha chiesto il “rilascio immediato” della “cittadina cinese” – questa l’espressione usata – denunciando addirittura la “violazione dei diritti umani”.
Sul caso vige però il più totale silenzio delle autorità: è stata la stessa dirigente di Huawei, secondo quanto comunicato dal ministero della Giustizia canadese, a chiedere il “divieto di diffusione” di notizie relative al suo arresto.
Negli Stati Uniti le attività di Huawei sono state limitate, già dallo scorso aprile, su volere del presidente Donald Trump, preoccupato dall’ascesa del colosso cinese e dal conseguente (potenziale) indebolimento dei concorrenti statunitensi.
Nonostante ciò Huawei, nel secondo trimestre di quest’anno, ha superato Apple al secondo posto nella classifica dei produttori mondiali di smartphone, guidata da Samsung.
Inevitabili, dopo la notizia dell’arresto della dirigente, le conseguenze sui mercati finanziari: chiusura in forte ribasso per la Borsa di Tokyo, che ha sofferto per i timori di un’impennata nelle tensioni tra Usa e Cina dopo l’arrestato di Meng Wanzhou. L’indice Nikkei ha ceduto l’1,91% pari a 417,71 punti e si è fermato a quota 21.501,62.
La “guerra” fra Trump e Huawei
Il governo degli Stati Uniti ha invitato i suoi alleati, tra cui l’Italia, a non utilizzare i prodotti dell’azienda cinese Huawei, secondo quanto riportato il 23 novembre 2018 dal quotidiano Wall Street Journal.
I funzionari americani hanno contattato i governi stranieri e i dirigenti delle aziende di telecomunicazione dei paesi amici degli Usa per convincerli a rivolgersi ad altre compagnie.
Secondo gli Stati Uniti ci sarebbero dei problemi di cyber-sicurezza legati all’utilizzo dei prodotti del colosso cinese dell’high tech.
Inoltre, sempre secondo il Wall Street Journal, gli Stati Uniti stanno pensando di aumentare gli aiuti finanziari per lo sviluppo delle telecomunicazioni in quei paesi che boicotteranno le attrezzature prodotte in Cina.