A Hong Kong la nuova legge sulla sicurezza nazionale voluta dalla Cina manifesta i suoi effetti anche sulla cultura e sull’espressione del libero pensiero. I libri scritti da eminenti attivisti pro-democrazia di Hong Kong hanno iniziato a scomparire dagli scaffali delle biblioteche della città e da alcuni negozi. Tra gli autori i cui titoli non sono più disponibili ci sono Joshua Wong, uno dei giovani attivisti più importanti della città (qui l’intervista-video esclusiva rilasciata al direttore Giulio Gambino), l’ormai ex leader del Movimento Demosisto Joshua Wong., e Tanya Chan, una nota legislatrice pro-democrazia.
Secondo Joshua Wong, la rimozione dei libri è un effetto immediato dell’approvazione della legge sulla sicurezza. “Il terrore bianco continua a diffondersi, la legge sulla sicurezza nazionale è fondamentalmente uno strumento per incriminare la libertà di parola”, ha scritto su Facebook, usando una frase che si riferisce alla persecuzione politica. Anche effettuando ricerche sul sito web della biblioteca pubblica viene fuori che almeno tre titoli di Wong, Chan e di uno studioso locale Chin Wan non sono più disponibili per il prestito in nessuna delle decine di punti vendita in tutta la città.
Lo scorso 30 giugno, il Comitato Permanente dell’Assemblea nazionale del popolo della Repubblica Popolare cinese ha approvato la nuova legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. Il provvedimento è stato immediatamente adottato dalle istituzioni della regione autonoma ed è entrato in vigore alla vigilia del ventitreesimo anniversario della cessione di Hong Kong dalla Gran Bretagna alla Cina. Le nuove disposizioni sono state pensate per realizzare un apparto di sicurezza ad hoc che prevenga, sopprima e persegua atti di sovversione, separatismo, terrorismo e collusione con Paesi esteri, che diventano così reati punibili con pene che possono arrivare fino all’ergastolo. La nuova legge, di fatto, mina alla base lo spazio di manovra dei movimenti di protesta e mette in discussione la libertà di espressione delle istanze politiche del fronte pro-democrazia.
Il dipartimento dei servizi culturali della città, che gestisce le biblioteche, ha affermato che i libri sono stati rimossi in attesa che venga stabilito se violino o meno la legge sulla sicurezza nazionale. Hong Kong ha alcune tra le migliori università asiatiche e uno spazio culturale universitario in cui sono ancora trattati argomenti considerati un tabù sulla “terraferma”. Ma Pechino ha chiarito che intende fare in modo che l’istruzione in città diventi più “patriottica”, soprattutto dopo un anno di grandi proteste a favore della democrazia, spesso violente e in gran parte guidate dai giovani.
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