Hong Kong scontri | Parlamento | Estradizione | Sovranità cinese
Hong Kong scontri – Dopo alcune ore di assedio intorno al Parlamento di Hong Kong, alcuni manifestanti sono entrati nell’edificio. A riportarlo sono i media locali, che segnalano il contrasto delle violenze con il lungo corteo pacifico che sta riempiendo le strade principali dell’ex colonia.
1500 persone sono riuscite a sfondare i vetri del Parlamento e ad entrare rompendo le finestre dell’edificio bloccandole con un carrello metallico e costringendo la grande marcia della protesta a deviare l’intero percorso previsto.
Il governo di Hong Kong ha parlato di “atti inaccettabili per la società”.
La polizia, intorno alla mezzanotte locale, ha disperso i manifestanti che si trovavano fuori dal Parlamento attraverso una serie di cariche e lanci di lacrimogeni.
Poi, dopo circa tre ore di occupazione, le forze dell’ordine sono riuscite a riprendere il controllo del Parlamento.
Il bilancio degli scontri parla di oltre 50 feriti, di cui 3 in modo grave.
Oggi l’opposizione è tornata in strada nel giorno in cui 22 anni fa Hong Kong passò dalle mani della Gran Bretagna a quelle di Pechino. Ma le manifestazioni vanno avanti da domenica 9 giugno, quando i cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la legge sull’estradizione in Cina che permetterebbe alla Repubblica popolare di processare i sospetti che risiedono nell’ex colonia britannica.
Gli scontri sono molto violenti: una barra di ferro e un carrello metallico sono stati usati come arieti.
La folla non accenna a disperdersi, nella terza grande manifestazione di massa nel giro di poche settimane per chiedere le dimissioni della governatrice filo-cinese Carrie Lam. E i tentativi di entrare nel quartier generale del governo non sono finiti.
Hong Kong scontri | Sovranità cinese
Il 1 luglio 1997 Hong Kong rientrava sotto la sovranità cinese, un anniversario sensibile per i manifestanti che da più di un mese chiedono le dimissioni di Lam proprio perché eccessivamente legata a Pechino.
Le strade a Hong Kong sono bloccate da questa mattina, anche se sembra che i partecipanti alle proteste siano un po’ meno dei due milioni scesi in strada nelle scorse settimane per contestare la legge sull’estradizione verso Pechino, ora congelata.
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Gli agenti, riferiscono la stampa internazionale e gli attivisti sul posto, hanno usato più volte manganelli e spray urticanti. Il 12 giugno scorso la repressione della polizia era stata più violenta, con cariche e proiettili di gomma.
Intanto, la governatrice Carrie Lam, bersaglio delle proteste, ha assistito alle cerimonie ufficiali di alzabandiera che si sono tenute a Golden Bauhinia Square in videoconferenza, davanti a uno schermo, dentro l’Hong Kong Exhibition Center.