Hong Kong rinviata legge estradizione – Non si ferma la protesta dei cittadini di Hong Kong contro la legge che prevede l’estradizione in Cina.
Migliaia di manifestanti hanno invaso le strade del quartiere governativo della città, costringendo il Consiglio legislativo a rimandare la riunione inizialmente prevista per le 11 del 12 giugno.
Alcuni dei manifestanti sono anche riusciti a entrare nella sede del parlamento con la polizia antisommossa che ha risposto sparando gas lacrimogeni e fumogeni all’interno dell’edificio.
Il capo della polizia ha dichiarato che gli scontri sono stati classificati come “rivolta” e che questo avrà gravi implicazioni per tutti coloro che saranno arrestati.
Intanto, non si sa ancora quando la discussione sarà ripresa, segno di una vittoria almeno momentanea dei manifestanti.
Già in mattinata non è mancata la tensione con le forze dell’ordine: secondo quanto riferito dai media locali, sono stati usati i lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Il capo segretario di Hong Kong, Matthew Cheung, ha invitato i cittadini “che si sono riuniti a mostrare capacità di controllo il più possibile, a disperdersi pacificamente e non sfidare la legge”.
A sostenere le richieste dei manifestanti sono invece i rappresentanti del partito Fronte Nazionale, che hanno minacciato di occupare il palazzo del Consiglio legislativo finché la legge non verrà ritirata.
Chi si oppone
A scendere in piazza sono stati per lo più i giovani di Hong Kong, ma rispetto alle precedenti manifestazioni la partecipazione è stata molto più trasversale.
A opporsi alla legge sull’estradizione in Cina sono anche avvocati, imprese, aziende e anche giornali.
Più di 100 imprenditori hanno fatto sapere che chiuderanno per permettere al loro personale di protestare e quasi 4mila insegnanti hanno annunciato che avrebbero preso parte alle proteste.
Critiche contro la legge in discussione sull’estradizioni sono giunte anche da potenti lobby economiche che temono che la misura danneggi la competitività di Hong Kong, che si basa sulle maggiori tutele giuridiche che l’x colonia garantisce rispetto alla Cina.
La Cina
Secondo il governo di Pechino dietro le manifestazioni ci sarebbero “sabotatori esterni” e in particolare gli Stati Uniti.
Le proteste quindi sarebbero eterodirette dall’estero e il vero obiettivo è minare il potere di Pechino e indebolire la presa della Cina sull’ex colonia britannica, sotto il controllo del Regno Unito fino al 1997.
Accuse che sono state rimandate al mittente tanto dagli Usa quanto dai manifestanti.
Leggi l'articolo originale su TPI.it