Hong Kong, la protesta invade l’aeroporto: sospesi tutti i voli
L’aeroporto di Hong Kong ha deciso di cancellare tutti i voli previsti per lunedì 12 agosto a causa della protesta in corso nello scalo internazionale.
Il sit-in pro-democrazia era stato organizzato, attraverso i social media, dopo la diffusione di un video in cui alcuni agenti picchiano un manifestante nell’ennesimo weekend di manifestazioni.
“Fight for freedom”: lo slogan è lo stesso che ha emozionato durante la gigantesca marcia del 16 giugno, quando oltre un milione di persone ha intasato le strade del centro di Hong Kong per chiedere più libertà e democrazia. Ma, stavolta, difficilmente la polizia riuscirà a dividere i gruppi organizzati con i gas lacrimogeni, come accaduto nelle scorse ore in altre zone del centro urbano. A guardare le proteste ci sono i migliaia di viaggiatori che ogni giorno fanno scalo in uno degli aeroporti più affollati del mondo.
Le violenze della polizia
Gli ultimi giorni di protesta sono stati segnati da scontri tra polizia e manifestanti e dai timori di attacchi di bande criminali. Nel decimo fine settimana consecutivo di violenze, centinaia di manifestanti hanno sfidato il divieto delle autorità e si sono radunati nel quartiere Sham Shui Po, dove sono stati dispersi dalla polizia con lanci di lacrimogeni.
La polizia ha fatto sapere che 16 persone sono state arrestate sabato. A migliaia sono arrivati a Victoria Park, il più grande polmone verde della città, per partecipare ad un meeting, dopo il quale una parte dei manifestanti si è diretta verso la zona di North Point, che ospita molti immigrati dalla provincia del Fujian, nel Sud-Est della Cina.
Lì gran parte dei negozi aveva chiuso dopo che erano circolate voci secondo le quali bande di strada erano arrivate sul posto per attaccare i manifestanti. Il 5 agosto nella stessa zona c’era stata una battaglia campale tra i dimostranti e decine di uomini armati di bastoni.
Oggi il Guardian racconta di come le forze dell’ordine di Hong Kong siano nella bufera per via di comportamenti violenti contro i manifestanti durante il weekend appena trascorso. In particolare sotto accusa è finito un video pubblicato sul web che mostra agenti vestiti da manifestanti che si infiltrano nella marcia pro-democrazia e aggrediscono un attivista in modo brutale prima di arrestarlo.
Le conseguenze delle proteste
L’ondata di proteste e violenti scontri in atto ad Hong Kong ormai da dieci settimane, comincia a mostrare risvolti inquietanti non soltanto nell’andamento altalenante delle Borse asiatiche ma anche in alcuni settori aziendali.
È di oggi la notizia secondo la quale, sotto pressione di Pechino, la compagnia aerea Cathay Pacific, ha avvertito i suoi dipendenti che potrebbero essere licenziati se “sostengono o partecipano alle proteste illegali”.
Venerdì scorso la direzione dell’aviazione civile cinese aveva chiesto a Cathay i nomi dei dipendenti a bordo dei voli a destinazione Cina o che attraversino il suo spazio aereo; Pechino aveva indicato che i dipendenti che sostengono il movimento pro-democrazia a Hong Kong non saranno autorizzati a salire su questi voli e Cathay aveva già fatto sapere che si sarebbe attenuta a queste richieste.
In un messaggio allo staff dell’amministratore delegato, Rupert Hogg, ai dipendenti viene intimato di non sostenere o partecipare alle nuove proteste all’aeroporto internazionale dell’ex colonia britannica, previste per la giornata di oggi.
“Siamo, per legge, obbligati a rispettare le norme dell’aviazione civile cinese – ha dichiarato Hogg – soprattutto perché i voli verso la Cina continentale fanno parte del nostro core business”.
Hong Kong nel caos da giugno
Le proteste nel territorio semiautonomo cinese sono iniziate il 9 giugno, contro il disegno di legge che prevede l’estradizione in Cina per i sospettati di reati penali. L’iter del provvedimento legislativo è al momento sospeso, ma i manifestanti ne chiedono la completa cancellazione.
Dopo il ritorno alla Cina nel 1997, in base all’accordo, “un Paese, due sistemi”, Hong Kong dovrebbe mantenere il proprio autonomo sistema giudiziario fino al 2047.
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