Hong Kong, il governo ritira legge pro-Cina
Il governo di Hong Kong in via formale ha ritirato oggi, mercoledì 23 ottobre 2019, la contestata e controversa proposta di legge sulle estradizioni in Cina, la causa delle proteste partite a giugno e poi trasformatesi in manifestazioni anti-governative e pro-democrazia per la richiesta di riforme, tra cui il suffragio universale, ma di natura sempre più violenta.
Il ritiro della proposta di legge era stato anticipato lo scorso mese, a 6 mesi dalla prima lettura da parte del parlamento e a 8 mesi dall’annuncio del progetto. Ed è avvenuto a pochi giorni dalla ripresa dei lavori dell’assemblea.
Il Ft: la Cina pensa a sostituire la governatrice Carrie Lam
Stando a quanto riporta oggi il Financial Times la Cina sta mettendo a punto un piano per sostituire a marzo 2020 la governatrice di Hong Kong Carrie Lam, in carica da luglio 2017, con una nomina ad interim.
La svolta sarebbe allo studio dopo quasi cinque mesi di proteste anti-governative e pro-democrazia che stanno scuotendo l’ex colonia.
La Lam, divenuta ormai un bersaglio delle manifestazioni, ha ricevuto il sostegno di Pechino che ha supportato anche l’azione della polizia, defininendo i dimostranti “rivoltosi”. Secondo fonti anonime sentite dal quotidiano della City, il piano cinese dipenderebbe dalla situazione nella città e dal ritorno alla calma, in modo da evitare che il cambio possa apparire come una resa alle violenze.
La Lam, che ha rifiutato concessioni di fronte alle proteste (tra la piattaforma delle 5 richieste ci sono le sue dimissioni e il suffragio universale), ha fatto ricorso alla legislazione d’emergenza usando la legge coloniale del 1922 per vietare le maschere nelle manifestazioni, alimentando un’altra ondata di devastazioni.
Se il presidente cinese Xi Jinping dovesse optare per la rimozione, il sostituto della Lam dovrebbe essere moninato entro marzo. Tra i candidati ci sono Norman Chan, ex capo della Hong Kong Monetary Authority, ed Henry Tang, che ha servito come segretario alle Finanze e segretario capo per l’amministrazione.
La replica di Pechino: “Solo rumors”
Una risposta da Pechino non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri cinese ha definito “rumor politici con motivi reconditi” l’ipotesi che il Financial Times ha riportato oggi. Il commento è arrivato attraverso la portavoce Hua Chunying, nel corso di una conferenza stampa.