Hong Kong, oggi le elezioni per i consigli distrettuali: affluenza record
Affluenza record e vittoria dei democratici. Stando ai primi dati, infatti, Hong Kong vuole il cambiamento ed è chiaro, alla luce delle ultime elezioni, il segnale che sta mandando alla Cina, eleggendo molti dei candidati simbolo della protesta.
Lo spoglio è ancora in corso, ma i primi dati dicono che sui primi 100 seggi assegnati, sui totali 452, ben 90 sono andati alle forze democratiche che sono riuscite a strappare molte roccaforti al fronte pro-Pechino.
L’intera città di Hong Kong si mobilita, ma questa volta non per le proteste che stanno infiammando il clima ormai da quasi sei mesi: oggi, 24 novembre 2019, sono in corso le elezioni per il rinnovo dei 452 seggi elettivi dei 18 consigli distrettuali. Un voto a carattere locale, ma che mai come quest’anno assume una rilevanza simbolica importantissima.
Solitamente, infatti, le elezioni distrettuali hanno come temi portanti questioni locali: scuola, traffico, inquinamento. Anche perché i consiglieri di quartiere non hanno molta libertà d’azione e di decisione, che spetta invece ai mandarini governativi selezionati con il consenso di Pechino. Questa tornata elettorale a Hong Kong, tuttavia, viene considerata una sorta di referendum per misurare l’appoggio delle città alle proteste (anche quelle violente) anti-governative o al contrario il sostegno del popolo all’establishment filo-cinese.
Sono in tutto 4,3 milioni i cittadini (su un totale di 7,3 milioni) che si sono registrati per il voto di oggi. I 600 seggi sono aperti dalle ore 7:30 locali (mezzanotte e mezza in Italia) e si chiuderanno quando nel nostro Paese saranno le 15:30. Per garantire la sicurezza sono stati mobilitati tutti i 31mila poliziotti della città. Si tratta, ricordiamo, delle uniche elezioni a suffragio universali che si tengono a Hong Kong: il governatore, infatti, viene nominato da un collegio di 1.200 elettori, definiti “saggi”. Per non parlare del resto della Cina.
Affluenza record
Il primo dato che balza all’occhio è quello dell’affluenza: fin dall’apertura dei seggi, infatti, il numero di elettori in coda suggeriva che la partecipazione questa volta sarebbe stata record. E i primi dati diffusi lo confermano: alle 18:30 (le 11:30 in Italia), la partecipazione al voto distrettuale ha toccato un record del 60,36 per cento, pari a 2,5 milioni di aventi diritto. L’attesa è di raggiungere un’affluenza record intorno al 75 per cento.
Già alle 13:30 locali (6:30 in Italia), i votanti si erano attestati al 37 per cento, pari a 1,52 milioni di aventi diritto. Prima ancora, alle 11:30 locali (4:30 in Italia), i votanti erano già al 24,37 per cento. Il dato delle 13:30, riferiscono i media locali, superava già il risultato dell’intera tornata elettorale del 2015, quando alle urne si recarono 1,47 milioni di elettori. Il popolo di Hong Kong sta rispondendo dunque in massa alle elezioni distrettuali di quest’anno, a ulteriore testimonianza di come la situazione in città sia delicatissima.
Elezioni Hong Kong, le possibili conseguenze
Se le elezioni locali a Hong Kong, come già anticipato, saranno importantissime per quel che riguarda il futuro politico della città e per il prosieguo della protesta, va da sé che entrambi i fronti siano piuttosto in ansia per l’esito del voto di oggi.
Se i candidati democratici dovessero infatti guadagnare posizioni, l’attuale governatrice Carrie Lam potrebbe – secondo gli osservatori – procedere almeno a un rimpasto della squadra di governo per affrontare in modo diverso la protesta. C’è però anche la possibilità che proprio le violenze delle ultime settimane spingano gli elettori a bocciare il movimento, votando il fronte pro-establishment e appoggiando indirettamente il governo centrale di Pechino. In questo caso, il futuro della protesta stessa potrebbe essere a rischio.
La governatrice Carrie Lam si è detta fiduciosa sulle elezioni di oggi: “Stiamo affrontando una situazione estremamente impegnativa nella organizzazione di queste elezioni, ma sono soddisfatta per gli sforzi di tutte le parti coinvolte, inclusi ovviamente i 30.000 dipendenti pubblici al lavoro in molti dipartimenti oggi. Sono sicura che ogni elettore terrà conto di tutti i fattori prima di decidere”.
Joshua Wong, ex leader studentesco del “movimento degli ombrelli” del 2014 e tra gli attivisti di punta del fronte pro-democrazia, è stato escluso dalla competizione perché ritenuto privo dei requisiti previsti dalla legge elettorale, a causa delle sue posizioni per l’autodeterminazione di Hong Kong. La Cina, infatti, non consente che si parli di indipendenza del territorio restituito da Londra a Pechino nel 1997. Nonostante ciò ha assicurato che continuerà a combattere: “La gente – ha detto oggi dopo aver votato – può protestare nelle urne o per le strade per la democrazia e contro la stretta della polizia sui dimostranti”.
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