La contestata legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong è stata definitivamente approvata. Il voto del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, ramo legislativo del parlamento di Pechino, sarebbe stato unanime. La mossa ha causato la dura opposizione di Usa, Ue e Gran Bretagna ed è vista come una stretta all’autonomia di Hong Kong prevista al momento del passaggio dalla sovranità di Londra a quella di Pechino. La legge, il cui testo dovrebbe essere reso noto nelle prossime ore, punisce gli atti di sovversione, secessione, terrorismo e collusione con le forze straniere compiuti nell’ex colonia britannica.
La legge potrebbe essere inserita oggi stesso all’interno della Basic Law di Hong Kong, la sua legge fondamentale, ed entrare in vigore domani. Data simbolo, visto che il primo luglio è proprio l’anniversario della “restituzione” alla Cina. Poche ore dopo il voto del Parlamento cinese, l’attivista Joshua Wong ha annunciato la sua decisione di lasciare il gruppo per la democrazia a Hong Kong, Demosisto, insieme a figure di primo piano come Nathan Law, Jeffrey Ngo e Agnes Chow. “Se la mia voce non verrà ascoltata presto, spero che la comunità internazionale continuerà a parlare per Hong Kong e intensificherà gli sforzi concreti per difendere il nostro ultimo pezzo di libertà”, ha scritto Wong su Twitter. “È la fine della Hong Kong che il mondo conosceva. Con poteri spazzati via e una legge indefinita, la città diventerà uno Stato di polizia segreta”, ha aggiunto.
“Se dovesse passare questa legge, c’è il rischio che io finisca in un carcere cinese e che venga silenziato e imbavagliato per sempre. La mia vita a rischio? Sì, potrei dover scontare una pena per più di 10 anni”, spiegava in un’ intervista-video esclusiva rilasciata al direttore Giulio Gambino l’ormai ex leader del Movimento Demosisto Joshua Wong.
Diversi funzionari cinesi hanno assicurato che l’applicazione della legge rispetterà i diritti fondamentali garantiti a Hong Kong, ma il timore di molti cittadini, considerata l’interpretazione totalizzante che il concetto di “sicurezza nazionale” ha in Cina, è che venga utilizzata arbitrariamente come strumento politico, per decapitare i vertici del campo democratico e per scoraggiare ogni espressione di dissenso. Secondo alcune indiscrezioni la pena massima prevista sarebbe il carcere a vita.
Non si è fatta attendere la prima risposta degli Usa alla decisione di Pechino. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha annunciato che gli Stati Uniti metteranno fine all’export di materiale bellico verso Hong Kong. Gli Usa inoltre attueranno le stesse restrizioni sulle tecnologie a doppio uso (civile e militare) che applicano a Pechino. “Non possiamo più distinguere tra l’export di quei materiali verso Hong Kong o il resto della Cina, non possiamo rischiare che cadano nelle mani dell’esercito cinese”, ha detto.
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