Il 6 agosto del 1945, quando gli americani sganciarono la prima bomba atomica, la Little Boy, il giovane ingegnere Tsutomu Yamaguchi si trovava a Hiroshima per lavoro. Riuscì a scampare alla morte, ma rimase ferito gravemente: riportò gravi ustioni sulla parte alta del corpo, perse quasi del tutto l’udito e rimase cieco temporaneamente.
Nonostante le sue precarie condizioni di salute, il giorno dopo decise di scappare da quell’inferno per ritornare a casa, a Nagasaki. Non poteva immaginare che di lì a poco avrebbe dovuto assistere all’esplosione di una seconda bomba atomica.
La mattina del 9 agosto Tsutomu stava raccontando ai suoi colleghi di lavoro lo scenario apocalittico che aveva visto a Hiroshima, quando esplose su Nagasaki l’ordigno nucleare soprannominato Fat man.
Anche questa volta però, riuscì a evitare l’appuntamento con la morte. Tsutomu fu l’unica persona a essere riconosciuta ufficialmente come superstite delle due bombe atomiche, quella di Hiroshima e quella di Nagasaki.
Passò il resto della sua vita convivendo con diversi problemi di salute provocati dalle ustioni e dalle radiazioni sprigionate con lo scoppio delle bombe. Morì il 4 gennaio del 2010 all’età di 93 anni, a causa di un cancro allo stomaco.
Nel 2009 in un’intervista telefonica rilasciata a The Independent, dichiarò: “Quando io sarò morto, desidero che le generazioni successive agli hibakusha – in giapponese coloro che sono sopravvissuti alle esplosioni – sappiano cosa è successo alla nostra”.
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