Hillary Clinton ha tenuto il discorso della vittoria e ha ringraziato i suoi sostenitori, in seguito ai risultati dell’ultimo “super Tuesday” democratico.
Sei stati sono andati al voto martedì 7 giugno per l’assegnazione della nomination del candidato del partito democratico alla presidenza degli Stati Uniti. L’ufficialità della vittoria in New Jersey, l’ha spinta ad autoproclamarsi la prima donna candidata alla Casa Bianca.
“Grazie a tutti, abbiamo raggiunto un punto di svolta. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, una donna sarà candidata alla presidenza”, ha dichiarato Hillary Clinton davanti a una folla esultante a New York.
Oltre al New Jersey, si è votato anche in California, lo stato che assegna più delegati in assoluto (475), dove però ancora si contano le schede e non si conoscono i risultati. Hillary ha vinto anche in New Mexico e South Dakota, mentre il rivale Bernie Sanders conquista il Montana e il North Dakota.
Ormai, per Hillary Clinton la nomination sembra cosa fatta e i voti del “Golden State” non sono considerati da lei necessari. Tuttavia, una sua eventuale sconfitta nei confronti di Sanders la indebolirebbe nei confronti del candidato repubblicano Donald Trump.
Inoltre, Bernie Sanders non si arrende e ha dichiarato che rimarrà in corsa, sperando di ottenere il supporto dei superdelegati nella convention democratica di luglio. La maggior parte dei 572 superdelegati, ovvero gli esponenti di partito non eletti con le primarie e senza vincoli di mandato, ha già dichiarato che appoggerà Hillary, ma la situazione potrebbe cambiare da qui fino a luglio.
In ogni caso, l’attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiamato entrambi gli sfidanti delle primarie democratiche, congratulandosi con Hillary Clinton. Giovedì 9 luglio, Bernie Sanders incontrerà Obama alla Casa Bianca, dove i due discuteranno sul futuro della corsa alla presidenza.
Intanto, Hillary Clinton è già proiettata sulla grande sfida di novembre contro il candidato repubblicano Donald Trump, attaccandolo durante il suo discorso celebrativo per la sua retorica definita “misogina e razzista”.