Tra i due estremi possibili, l’Unione Europea ha scelto la via di mezzo. Da un lato Stati Uniti e Israele spingevano perché l’Ue mettesse al bando Hezbollah, dall’altro la cautela suggeriva di mantenere buoni rapporti diplomatici con il Libano, dove l’organizzazione è la più potente forza militare e influenza la vita politica.
Così, lo scorso 22 luglio i ministri degli Esteri dell’Ue hanno raggiunto un accordo per l’iscrizione dell’ala militare dell’organizzazione libanese Hezbollah nella lista nera dei gruppi terroristici – bloccando ogni finanziamento da parte di cittadini europei e congelando i beni di Hezbollah in Europa – ma dall’altro hanno chiarito che saranno comunque leciti gli incontri con i suoi rappresentanti politici.
“Certamente la decisione avrà delle ripercussioni” ha dichiarato ieri Ammar Musawi, rappresentante di Hezbollah per le relazioni internazionali, in un incontro a Beirut con l’ambasciatrice dell’Ue in Libano Angelina Eichhorst.
“Nessuno può condannarmi e tendermi la mano contemporaneamente” aggiunge Musawi, smentendo l’esistenza di un’ala puramente militare di Hezbollah. L’organizzazione ha un corpo unico, con un’unica leadership: “i militari sono politici e i politici sono militari” spiega.
Dal canto suo, Angelina Eichhorst ha detto di aver informato Musawi delle motivazioni che stanno dietro la scelta europea. Il motivo principale è l’attacco che Hezbollah ha compiuto l’anno scorso sul suolo europeo, nella fattispecie in Bulgaria, dove una bomba ha ucciso 5 turisti israeliani e un autista bulgaro nell’aeroporto di Burgas. “L’Unione condanna ogni attacco che avvenga sul suo territorio” – ha detto la Eichhorst – “I ministri degli Esteri hanno deciso di dare un messaggio politico all’ala militare di Hezbollah”.
Nei giorni scorsi è arrivata anche la condanna da Beirut, dove il governo tecnico ha descritto Hezbollah come “una componente essenziale della società libanese”. Al-Manar, il canale televisivo pro-Hezbollah, ha riferito: “Israele ha imposto la sua volontà sull’Europa”.