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    Hamburger day, la giornata dedicata al panino icona che è diventato anche un indice economico

    Il 28 maggio ricorre in tutto il mondo l'Hamburger Day, la giornata dedicata al panino più famoso del mondo. Tanto è diventato un prodotto di primo consumo, che è stato messo a punto un indice economico basato proprio sull'hamburger: il così detto "indice Big Mac"

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 28 Mag. 2018 alle 14:14 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:05

    Il 28 maggio ricorre in tutto il mondo l’Hamburger Day, la giornata dedicata al panino più famoso del mondo.

    Se l’hamburger è diventato negli anni il simbolo della gastronomia degli Stati Uniti, le sue origini sono molto lontane e si ritiene che risalgano addirittura all’antico Egitto.

    Il nome attuale deriva dal termine “hamburg steak”, in onore alla città tedesca di Amburgo, dove tra il XVIII e il XIX secolo nacque l’omonima bistecca di carne tritata e pressata.

    Come in tutti i grandi porti d’Europa, anche ad Amburgo i marinai che si spostavano lungo le vie del mare si scambiavano ricette e sapori dei luoghi da cui provenivano.

    Ed è proprio ai navigatori e agli emigrati tedeschi nel “nuovo continente” che si deve l’arrivo negli Stati Uniti dell’antenato dell’hamburger, diventato sempre più famoso fino a trasformarsi, grazie all’avvento dei fast food, in una vera e propria icona moderna.

    Carne bovina macinata, ketchup, senape, cipolla, cetriolo e pane: questa è la ricetta del primo hamburger venduto al prezzo di 15 centesimi di dollaro nel 1955 del primo ristorante McDonald’s a DesPlaines, nell’Illinois, rimasta invariata nel tempo.

    Il successo del panino si deve soprattutto a Ray Kroc, l’uomo che ha trasformato un ristorante di San Bernardino di proprietà di due fratelli di nome McDonald nella catena di ristorazione più grande al mondo, utilizzando come simbolo proprio l’hamburger.

    Anche l’Italia non è rimasta immune dal fascino e dal gusto dell’hamburger, diventato un cult nel nostro paese proprio con l’arrivo dei ristoranti McDonald’s, negli anni Ottanta.

    La catena di fast-food vende ogni anno 34 milioni di hamburger in Italia, con Campania, Puglia e Abruzzo in cima alla classifica delle regioni con il consumo più alto.

    Tanto è diventato un prodotto di primo consumo, che la rivista The Economist ha messo a punto un indice economico basato proprio sull’hamburger: il così detto “indice Big Mac”.

    Sulla base di questo indice, emerge che gli Stati si trovano in una fase di depressione economica da dieci anni, nonostante nel primo trimestre del 2018 il Pil sia cresciuto del 4,6 per cento.

    Il giornalista Peter Diekmeyer ha spiegato come funziona questo indicatore: “L’idea è verificare se i tassi di cambio correnti misurano adeguatamente ciò che le persone possono acquistare con quei soldi”, ha scritto.

    “Un Big Mac, che ha gli stessi ingredienti in tutto il mondo e la cui ricetta è cambiata poco negli ultimi trent’anni, fornisce in tal senso uno strumento eccellente. L’hamburger contiene anche importanti input legati all’affitto, al lavoro e alle tasse”, scrive Diekmeyer.

    “In termini ufficiali, il Pil degli Stati Uniti è stato pari a 19,4 trilioni di dollari nel 2017. Si tratta di un aumento del 33 per cento rispetto ai 14,5 trilioni di dollari registrati nel 2007. Tuttavia”, continua, “mentre con quei con 14,5 trilioni di dollari si potevano acquistare 4,25 trilioni di Big Mac (allora costavano 3,41 dollari ciascuno), nel 2017 il numero è sceso fino a 3,83 trilioni (il prezzo era salito a 5,06 dollari)”.

    Tutto ciò, secondo Diekmeyer, “suggerisce che il Pil degli Stati Uniti, misurato in termini di Big Mac, è diminuito del 10 per cento tra il 2007 e il 2017”.

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