Gruppi di criminali pesantemente armati hanno provato ieri a prendere il controllo del principale aeroporto internazionale di Haiti, scatenando uno scontro a fuoco con la polizia e l’esercito e scatenando il panico nella capitale Port-au-Prince, da dove migliaia di persone sono in fuga.
Il tentativo di attacco allo scalo internazionale Toussaint Louverture è solo l’ultima aggressione contro una sede istituzionale dopo le evasioni di massa avvenute nel fine settimana in due delle più grandi carceri del Paese caraibico.
Già la scorsa settimana, l’aeroporto della capitale era stato attaccato da alcune bande criminali che però non erano riuscite a entrare nello scalo.
L’attacco di ieri segue invece di poche ore la proclamazione dello stato di emergenza (che durerà tre giorni), ordinato dal governo dopo gli assalti del 2 marzo al Penitenziario Nazionale, dove solo 98 su 3.798 detenuti non sono evasi, e al carcere di Croix-des-Bouquets, da cui sono scappati 1.033 reclusi, compresi 298 pluripregiudicati.
La stragrande maggioranza degli evasi era in custodia cautelare perché accusata di reati gravissimi come omicidio o sequestro di persona.
“Alla polizia è stato ordinato di utilizzare tutti i mezzi legali a sua disposizione per far rispettare il coprifuoco e arrestare tutti i trasgressori”, ha dichiarato il ministro delle Finanze e premier ad interim, Patrick Boivert. Il presidente e primo ministro Ariel Henry infatti si trova in visita in Kenya nel tentativo di trovare nuovi finanziamenti per schierare una missione Onu che garantisca la sicurezza nel Paese.
Quasi l’80 per cento della capitale Port-au-Prince infatti, secondo le stime delle Nazioni Unite, è in mano a gruppi criminali che nelle ultime settimane hanno attaccato non solo l’aeroporto e le carceri ma anche la Banca centrale e lo Stadio nazionale di calcio.
Gli attacchi sono stati rivendicati dall’ex membro delle forze speciali della polizia Jimmy Chérizier, soprannominato Barbecue, che oggi guida un’alleanza di gruppi criminali. L’obiettivo, ha fatto sapere il capo bandito, è catturare i vertici della polizia e i ministri del governo di Haiti e impedire il ritorno del presidente Henry, che da mesi deve far fronte alle proteste di piazza che ne chiedono le dimissioni. Il politico, salito al potere dopo l’omicidio del suo predecessore Jean-Charles Moïse, ucciso nel luglio 2021 da un commando colombiano attualmente in carcere (tra i pochi a non essere evasi), rifiuta però di dimettersi.
La polizia nazionale di Haiti, secondo l’Onu, conta circa 9.000 agenti chiamati a garantire la sicurezza di oltre 11 milioni di abitanti. I poliziotti, spesso in inferiorità numerica e di equipaggiamenti, vengono regolarmente sopraffatti dalle bande pesantemente armate e non sempre riescono a garantire la sicurezza.
Intanto, in conseguenza del coprifuoco notturno e dello stato di emergenza in vigore dalla sera del 3 marzo e dell’attacco all’aeroporto della capitale, tutti i collegamenti aerei con l’estero sono stati cancellati e migliaia di persone stanno lasciando le loro case a Port-au-Prince per sfuggire ai criminali tornati impunemente in libertà.
Leggi l'articolo originale su TPI.it