Il 12 gennaio del 2010, cinque anni fa, Haiti è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7, il più forte mai registrato nell’emisfero occidentale.
Il terremoto è costato la vita a circa 250mila persone, un cataclisma dalle conseguenze catastrofiche per un Paese che conta complessivamente meno di 10 milioni di abitanti.
Squadre di soccorso sia locali che internazionali hanno impiegato settimane a liberare dalle macerie chi era rimasto intrappolato dal crollo degli edifici.
Per mesi, se non anni, le strade della capitale Port-au-Prince sono rimaste ingombre delle macerie provocate dal terremoto di quel 12 gennaio 2010.
Si stima inoltre che quasi 10mila persone siano morte per un’epidemia di colera, scoppiata dopo il terremoto.
Oltre alla vita delle persone, il terremoto di Haiti ha distrutto anche buona parte delle strutture del Paese: case, uffici, strade, industrie, il porto commerciale della capitale.
(Nella foto qui sotto: Haitian Mirlene Similien, 22 anni, insieme a sua figlia davanti alla tenda dove vivono, in un campo rifugiati fuori Port-au-Prince per le persone che sono state colpite dal terremoto di Haiti nel 2010. La foto è dell’agosto 2012. Reuters/Swoan Parker).
Il settore umanitario internazionale ha portato certamente benefici sostanziali al Paese: diversi donatori internazionali hanno avviato missioni di soccorso e sviluppo nel Paese.
Miliardi di dollari sono stati investiti nella ricostruzione delle aree colpite dal terremoto.
Il personale appartenente alle diverse agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali si è moltiplicato a dismisura.
Nonostante i cinque anni trascorsi, l’impegno profuso e la somma esorbitante di denaro investito, la ricostruzione di Haiti è ancora lontana dall’essere conclusa.
Mentre le zone più ricche della capitale quasi non presentano segno di ciò che è accaduto cinque anni fa, basta allontanarsi di pochi chilometri per trovare intere famiglie che vivono ancora in edifici pericolanti o in tendopoli ai bordi delle strade.
Si stima che siano poco più di 80mila le persone ancora oggi sfollate che abitano alloggi precari, e il 67 per cento di questi non ha accesso ai bagni pubblici.
A cinque anni dal terremoto, Haiti affronta oggi un altro problema di natura politica: oltre a essere l’anniversario del cataclisma, il 12 gennaio 2015 è anche il giorno in cui scade il mandato del governo in carica, senza che però siano state tenute elezioni governative e locali dal 2010.
Il parlamento verrà sciolto e il presidente Michel Martelly, nonostante le ripetute pressioni da parte dell’opposizione per indire nuove elezioni, governerà per decreto fino alla fine del 2015.
Nel corso dell’ultimo secolo Haiti ha subito tre dittature e due invasioni statunitensi. Alcuni analisti internazionali vedono nell’attuale crisi politica la potenziale nascita di una nuova dittatura. Haiti è uno fra i Paesi più poveri dell’emisfero occidentale.
Leggi l'articolo originale su TPI.it