Il Vaticano ha redatto una guida per i preti che hanno avuto figli violando il voto di castità che il ruolo che ricoprono impone loro. A rivelarlo è stato un’inchiesta del New York Times.
“Posso confermare l’esistenza di queste linee guida”, ha dichiarato al quotidiano americano Alessandro Gisotti, portavoce della Santa Sede.
A svelare l’esistenza del documento è stato Vincent Doyle, uno psicoterapeuta irlandese che all’età di 28 anni ha scoperto di essere figlio di un prete.
Il giovane ha deciso di creare un gruppo di supporto per chi come lui è stato vittima della vergogna interiorizzata che deriva dal nascere da un atto considerato scandaloso dalla Chiesa. Il gruppo creato da Doyle conta 50mila iscritti in 175 Stati.
“Spesso i bambini nascono a seguito di relazioni che coinvolgono preti con monache o donne laiche, altre volte vengono da abusi o stupri. In alcuni casi, estremamente rari, si tratta di personaggi di alto profilo, ma in generale si tratta di un argomento che resta fuori dal dibattito pubblico”.
Secondo quanto si legge sulle linee guida, il prete che ha violato il celibato e avuto dei figli dovrebbe abbandonare la Chiesa per “assumersi le proprie responsabilità come genitore dedicandosi esclusivamente al bambino”.
Una simile scelta però non può essere imposta al prete, che può quindi rifiutarsi di spogliarsi della sua tonaca, come ha spiegato Monsignor Andrea Pipa.
“Dato che non si tratta di crimine canonico, non ci sono ragioni per un licenziamento”, ha specificato l’avvocato Laura Sgro.
L’articolo del New York Times arriva pochi giorni prima della storica riunione episcopale prevista per giovedì 21 febbraio che ha come tema proprio gli abusi sessuali e la pedofilia.
Il 16 febbraio tra l’altro Papa Francesco ha allontanato dalla Chiesa un cardinale per la prima volta nella storia e la diocesi di Brookly ha pubblicato la lista di 100 preti sospettati di pedofilia.
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