I russi vogliono la sua testa, e gli Stati Uniti si sono offerti di portarlo al sicuro lontano dal fronte ma il presidente Volodymir Zelensky è rimasto al suo posto a guidare l’Ucraina nella guerra contro la Russia. «La lotta è qui. Ho bisogno di munizioni. Non di un passaggio», avrebbe detto nella telefonata con i funzionari americani che cercavano di convincerlo a lasciare Kiev. E così ha fatto, nonostante una massiccia campagna di disinformazione. «Non credete alle fake news. Sono ancora qui», ha spiegato in un video-selfie il giorno dopo l’inizio della guerra mentre sorrideva davanti a una cattedrale nella capitale, mettendo a tacere così le voci sulla sua presunta fuga. Persino la sua famiglia è rimasta nascosta nel Paese.
In meno di una settimana dall’inizio della guerra Zelensky è diventato il simbolo della resistenza, conquistando anche i suoi detrattori. In mimetica dalla capitale, ha esortato i suoi concittadini a non desistere, a non arrendersi e a non soccombere all’invasione russa. Ha spinto i leader europei a fare di più, e soprattutto più velocemente. Ha fatto commuovere l’interprete durante il suo discorso al Parlamento europeo che ha votato per accettare la candidatura dell’Ucraina, è riuscito a spingere il cancelliere tedesco Olaf Scholz a buttare fuori dal circuito Swift le banche russe, sanzione che era pensata come ultima risorsa, e che invece è stata imposta dopo due giorni dall’attacco di Mosca. «Questa è l’ultima volta che potreste vedermi vivo», ha detto in video conferenza, lasciando molto turbati tutti i presenti. Sta ricevendo sostegno e fondi, ma non abbastanza. Ha puntato contro gli alleati. «Chi è pronto a combattere con noi? Non vedo nessuno. Chi è pronto a dare all’Ucraina una garanzia di adesione alla Nato? Tutti hanno paura».
Se gli occhi del mondo sono puntati sull’Ucraina – secondo Reporter senza frontiere sono circa un migliaio i corrispondenti stranieri nel Paese – lo si deve anche a lui e alla sua campagna social serratissima sia sul fronte interno che su quello estero. Poche ore prima dell’inizio dei bombardamenti, in giacca e cravatta, il presidente si è rivolto ai cittadini russi, in un appello per la pace.Poi non appena Mosca ha dichiarato guerra e ha cominciato a bombardare e avanzare con le truppe via terra, si è cambiato e ha indossato la mimetica, si è fatto fotografare tra i soldati nelle trincee a Kiev, seduto sulle scale del palazzo presidenziale con i sacchi di sabbia alla finestra, e mentre cammina con suoi più stretti collaboratori. Nei video, pubblicati ogni giorno, Zelensky parla con un tono pacato e serio al resto del mondo. Ha trasformato l’aggressione di Mosca in una lotta per la libertà, paragonandosi a Davide contro Golia. Ma nelle parole per i suoi concittadini c’è speranza. «Ammiro ognuno di voi. Il mondo vi ammira, dalle stelle di Hollywood ai politici», dice in un nuovo video pubblicato il 2 marzo. La faccia è stanca, e tirata, ma il presidente insiste. «Oggi voi, ucraini, siete il simbolo dell’invincibilità. Il simbolo che il popolo di qualsiasi Paese può diventare in ogni momento il migliore della Terra». La guerra di Vladimir Putin sta diventando un’ecatombe per la Russia. Secondo Zelensky, i soldati russi uccisi durante l’invasione dell’Ucraina sono quasi 6mila. «Per prendere cosa? l’Ucraina? Impossibile». E in un video precedente ha spiegato: «Siamo tutti qui. A difendere la nostra indipendenza. Il nostro Paese. E così continuerà».
Di fatto l’avanzata russa è stata rallentata dall’ostinata resistenza della popolazione. In migliaia hanno risposto all’appello del presidente, hanno preso le armi, uomini e donne si sono arruolati nelle unità di difesa territoriale, pronti a difendere le loro città. Chi non si è arruolato prepara le bombe Molotov, altri a mani nude cercano di fermare i carri armati. È stata una sorpresa per tutti, soprattutto per Vladimir Putin che non si aspettava di combattere così a lungo su tutti i fronti. E nella propaganda Zelensky è riuscito a conquistare l’Occidente e soprattutto i suoi concittadini, puntando sull’emotività.È stato eletto nel 2019 battendo con oltre il 70 per cento dei voti il suo predecessore Petro Poroshenko. Guida il partito “Servitore del popolo” che prende il nome della serie televisiva in cui era protagonista fino all’anno precedente alle elezioni. Il 44enne attore e comico, aveva cavalcato l’ondata populista ed è stato eletto con un programma contro la corruzione ma subito dopo è stato accusato di essere un burattino degli oligarchi per la sua vicinanza a Ilhor Kolomoisky, suo principale benefattore. Nato il 25 gennaio 1978 a Kryvyi Rih, nel sud del Paese, da una famiglia ebraica, la sua prima lingua è il russo ed è laureato in legge, un titolo conseguito mentre muoveva i primi passi nel mondo dello spettacolo. Nel 2008 il primo grande successo con “Love in the big city” una commedia romantica, poi ha prestato la voce all’Orso Paddington, e quindi è stato protagonista della fortunata serie “Servitore del Popolo” in cui interpreta un professore che diventa presidente. È sposato con la sceneggiatrice Olena Kiyashko, con cui ha due figli piccoli. Nel 2019 ha spiegato di essersi candidato per ripristinare la fiducia nei politici e cambiare l’establishment. Ma i primi due anni si sono rivelati un fallimento, fino alla guerra. Infatti, a dicembre la sua popolarità si aggirava intorno al 31 per cento, gli ucraini non credevano che avesse gli strumenti per guidare il Paese in un momento di crisi.
Oggi invece supera il 90 per cento, secondo il Rating Sociological Group. «Il pieno sostegno e il rispetto sono arrivati. Dopo che la Russia ha iniziato la sua guerra, tutti gli ucraini hanno serrato i ranghi intorno a Zelensky. Unisce e ispira, in parte con il suo stesso esempio. Guida un governo che respinge l’esercito di Putin e per questo molti lo ammirano e rispettano sinceramente», ha spiegato Yulia McGuffie, caporedattrice del portale online di notizie Novoye Vremya, in un’intervista ai media americani. Era sconvolta quando è stato eletto presidente nell’aprile 2019, poiché non aveva fiducia nella sua capacità di guidare un governo, ma oggi tutto è cambiato.
Il dipartimento della difesa ucraino ha spiegato di aver sventato un complotto per assassinare Zelensky grazie a una soffiata da parte di alcuni elementi dei servizi russi contrari alla guerra. «Siamo ben consapevoli dell’operazione speciale che avrebbe dovuto essere svolta direttamente dai kadyroviti (miliziani ceceni filorussi, ndr) per eliminare il nostro presidente. E posso dire che abbiamo ricevuto informazioni dall’Fsb, che non vuole prendere parte a questa sanguinosa guerra. Posso dire che il gruppo d’élite di Kadyrov che è venuto qui per eliminare il nostro presidente è stato neutralizzato», ha spiegato il ministro della Difesa, Oleksiy Danilov. D’altronde Zelensky lo aveva già sottolineato durante i primi giorni di guerra che lui e la sua famiglia sono i primi due obiettivi dell’invasione. I russi, infatti, vorrebbero arrestare il presidente, rovesciare il governo democraticamente eletto, e instaurare un nuovo regime. Secondo le ultime notizie, l’ex presidente filorusso Victor Yanukovych sarebbe stato portato a Minsk, in Bielorussa, per essere proclamato presidente. Ma è tutto fermo finché non cadrà la capitale Kiev. E la città non ha nessuna intenzione di arrendersi. Molti membri del Parlamento sono rimasti in città e postano foto dalla capitale sotto assedio e delle loro armi pronte a difendere la città. Tra questi anche Kira Rudik, 36enne leader del partito europeista “Voce”. «Ho imparato a usare il Kalashnikov e a portare le armi. Sembra surreale, pochi giorni fa non mi sarebbe mai venuto in mente», ha spiegato in un post che la ritrae di fianco a una finestra imbracciando il fucile. Anche l’ex presidente Petro Poroshenko è a Kiev a guidare un battaglione a difesa della città. Ma l’icona rimane lui, Zelensky. Hollywood starebbe già pensando a un film dedicato al presidente ucraino e all’invasione russa con protagonista l’attore Jeremy Renner, riceve messaggi di auguri dalla famiglia reale britannica, lo hanno chiamato “Capitan Ucraina” con tanto di fotomontaggio sulla locandina del film Captain America. «Non ci arrenderemo», continua a ripetere Zelensky, il presidente-attore che grazie al suo carisma è diventato un simbolo per il mondo intero.
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