Ihor ha trent’anni e vive a Leopoli, in Ucraina occidentale. Di giorno pratica yoga e lavora per un portale online che aiuta le persone a trovare un impiego e di notte combatte i russi. Non con un Kalashnikov ma sul web. Il giovane ucraino è uno dei quasi 300mila “soldati” del cosiddetto esercito informatico regolare di Kiev. Un giorno si è unito al “IT Army of Ukraine”, un gruppo Telegram di hacker volontari foraggiato dal governo ucraino per portare il caos tra i siti russi e bielorussi. Appoggiati da diverse formazioni spontanee di “guerrieri cibernetici”, in tre settimane di guerra gli hacker ucraini si sono concentrati su obiettivi sensibili come società e infrastrutture energetiche russe, la Banca centrale della Russia, la Banca nazionale bielorussa, l’agenzia di stampa statale Interfax, la Borsa di Mosca e persino il sito-web del Cremlino, utilizzando per lo più attacchi di tipo DDoS (Distributed Denial of Service).
Secondo Ihor è un’attività alla portata di tutti. Il trentenne usa un programma chiamato Amphetamine, che lavora di notte in modo automatico e non richiede l’intervento umano. Il gruppo di hacker deve solo avviare il software e poi tornare a dormire. Questa tipologia di attacco prevede che il maggior numero possibile di computer tenti di accedere a un sito o a una rete privata personale o aziendale in modo da provocare un sovraccarico di richieste, così da mandare tutto offline.
Il corpo di hacker volontari, secondo l’ingegnere 37enne Roman Zakharov che ha fondato il gruppo StandForUkraine, agisce come «uno sciame che si auto-organizza». Comprende tecnici ed esperti informatici ma sta aprendo le porte anche ai principianti con strumenti alla portata di tutti. La società ucraina Hacken, che prima della guerra si occupava di sicurezza informatica cercando di scovare i migliori talenti del Paese per difendere le reti nazionali, ha sviluppato un apposito software. Riscrivendo il codice del programma disBalancer, progettato per impedire gli attacchi DDoS, ha creato Liberator, uno strumento offensivo che consente a chiunque disponga di un dispositivo digitale di entrare a far parte di una rete di computer per compiere incursioni informatiche e diffondere in Russia notizie sulla guerra, superando la censura. Tecnicamente è “teppismo”, come lo definisce un altro guerriero cibernetico, Gennady Galanter, che ha contribuito a fondare una società tecnologica ed è iscritto al gruppo “IT Army of Ukraine”. Fuggito dall’Unione Sovietica nel 1991, l’informatico ha aderito all’appello lanciato il 26 febbraio scorso dal vicepremier e ministro per la Trasformazione Digitale ucraino, Mykhailo Fedorov, che ha organizzato il reclutamento di volontari – anche stranieri – per la cyber-guerra contro il Cremlino. Gennady ha una moglie russa e ha ancora diversi parenti oltre confine ma vuole fare la sua parte contro Putin.
Come Galanter e Ihor, altre centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono pronte a battersi online per l’Ucraina. Secondo Yuval Wollman, presidente della società di sicurezza informatica CyberProof ed ex direttore generale del ministero dell’Intelligence israeliano, le autorità ucraine stimano in circa 400mila gli utenti che si sono offerti volontari per aiutare Kiev. Tra loro, diversi gruppi di hacker “professionisti” come il famigerato Anonymous, capaci di fare ben più che oscurare siti-web e divulgare informazioni sulle atrocità in Ucraina.
Le azioni più efficaci contro il Cremlino sono infatti legate al furto di dati e alla pubblicazione di informazioni sensibili. Anonymous ha dichiarato guerra a Putin il giorno dell’invasione russa dell’Ucraina e da allora ha portato a termine una serie di attacchi devastanti: non solo ha hackerato il sito-web del Cremlino, trasmesso immagini della guerra sui canali della tv di Stato russa e mandato in onda sulle radio l’inno nazionale ucraino ma ha persino divulgato dati riservati.Dal portale di un produttore di armi bielorusso ha trafugato oltre 200 gigabyte di e-mail riservate, che poi sono finite online. Ha violato poi un sito-web legato all’Istituto di ricerca spaziale russo e ha fatto trapelare i dettagli di alcune missioni lunari. Inoltre, il portale Distributed Denial of Secrets ha pubblicato oltre 800 gigabyte di dati di Roskomnadzor, il servizio federale russo per la supervisione delle telecomunicazioni, principale strumento del Cremlino per la repressione del dissenso sulla stampa e online. I documenti, circa 360mila file dell’amministrazione russa, sono il frutto di un attacco compiuto da Anonymous contro il sito-web dell’amministrazione russa. Anche un altro gruppo, Against The West, noto per i suoi attacchi informatici contro il Partito comunista cinese, si è unito alla lotta divulgando una serie di dati che sostiene di aver sottratto a una società energetica russa, tra cui anche alcuni progetti di centrali elettriche. L’intervento di Atw mostra il rischio di un allargamento del conflitto: due startup taiwanesi, AutoPolitic e QSearch, hanno annunciato che forniranno assistenza tecnologica gratuita all’Ucraina e agli “attivisti online in tutto il mondo”. Tutto questo in risposta all’allineamento della censura cinese che sui social ha sposato in pieno le tesi del Cremlino sulla guerra, che sul web potrebbe amplificarsi. Speriamo si fermi lì.
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