Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato di voler incontrare il leader russo, Vladimir Putin, per discutere il prima possibile della fine della guerra in Ucraina dopo l’apertura ai negoziati del capo del Cremlino, secondo cui però al momento non è ancora previsto alcun incontro.
Dialogo a distanza
“Questa è una delle cose che voglio fare rapidamente”, ha detto Trump intervenendo ieri alla convention America Fest dell’organizzazione ultraconservatrice Turning Point Usa a Phoenix, in Arizona. “Il presidente Putin ha detto che vuole incontrarmi il prima possibile: dobbiamo porre fine a questa guerra”. “Sono pronto” a incontrare Trump, aveva annunciato da parte sua Putin durante la consueta conferenza stampa annuale del 19 dicembre scorso, in cui si era anche detto disponibile ad avviare negoziati con Kiev, anche se con diverse riserve considerate inaccettabili dall’Ucraina.
“Metterò fine alla guerra in Ucraina, fermerò il caos in Medio Oriente. E prometto che non permetterò la Terza Guerra Mondiale. Siamo molto vicini alla Terza Guerra Mondiale”, ha dichiarato il presidente eletto Usa, che tornerà alla Casa bianca a gennaio. Già in campagna elettorale il magnate newyorkese aveva promesso che avrebbe posto fine al conflitto “in 24 ore”, affermando che la guerra in Ucraina non sarebbe mai cominciata sotto la sua presidenza. Recentemente poi il presidente eletto ha criticato la decisione di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a usare le armi fornite dagli Stati Uniti per colpire all’interno del territorio russo. Quindi ha annunciato che, una volta tornato in carica, “probabilmente” Kiev riceverà meno aiuti militari.
La priorità per Trump infatti sembra fermare le ostilità durate quasi tre anni e definite “orribili”. “Il numero di soldati uccisi…” ha ricordato il presidente eletto Usa. ”È un continuo (…) e i proiettili vanno e vengono: ci sono proiettili potenti, armi potenti, e l’unica cosa che può fermarli è un corpo umano”, ha ricordato il magnate newyorkese. Ma nulla è stato ancora deciso.
Tempi incerti
Non c’è infatti alcuna certezza né sui tempi dell’incontro con il presidente russo né sui negoziati. “Il presidente Putin ha detto che vuole incontrarmi il prima possibile”, ha assicurato Trump. “Quindi dobbiamo aspettare questo (cioè che Putin chieda un incontro, ndr), ma dobbiamo porre fine a quella guerra”.
A dire il vero lo stesso leader del Cremlino non aveva dato certezze in merito. “Innanzitutto, non so quando ci incontreremo. Perché non ha detto nulla a riguardo”, ha risposto Putin a una domanda posta durante la conferenza stampa del 19 dicembre scorso dal giornalista Keir Simmons dell’emittente Nbc. “Ovviamente, sono pronto (a un incontro, ndr) in qualsiasi momento, e sarò pronto per un incontro se lo vorrà”. Un’incertezza confermata anche dal portavoce del Cremlino, Dimitrj Peskov, secondo cui “al momento non ci sono piani per un incontro di persona”.
“Non gli ho parlato per niente negli ultimi quattro anni”, aveva poi precisato Putin, smentendo contatti recenti con il tycoon. Anche Trump aveva negato di aver sentito il presidente russo negli ultimi anni, smentendo quanto affermato dal giornalista Bob Woodward in un suo recente libro, secondo cui i due avevano avuto “forse fino a sette” colloqui dal 2021. Stessa cosa era avvenuta a ottobre per una recente indiscrezione del Wall Street Journal, smentita da entrambe le parti, riguardo il principale alleato del presidente eletto Usa, Elon Musk, che potrebbe offrirsi come intermediario.
Il fattore Musk
L’uomo più ricco del mondo infatti, secondo il quotidiano finanziario statunitense, sarebbe rimasto regolarmente in contatto telefonico con Putin negli ultimi due anni, parlando più volte di questioni personali, affari e geopolitica.
In una di queste occasioni, confermate al Wsj e ad Associated Press da numerosi funzionari ed ex dipendenti delle amministrazioni degli Stati Uniti, della Russia e di alcuni Paesi europei, il leader del Cremlino avrebbe chiesto a Musk di non attivare il sistema satellitare Starlink su Taiwan per fare “un favore” al presidente cinese Xi Jinping, i cui legami con Putin si sono fatti sempre più stretti dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Una notizia poi negata dall’ambasciata cinese a Washington, che ha fatto sapere di “non essere a conoscenza dei dettagli” delle presunte richieste avanzate dalla Russia per conto di Pechino.
Mosca e Musk hanno comunque smentito questa indiscrezione, riconoscendo un unico colloquio tra il presidente russo e il patron di Tesla, X e SpaceX, avvenuto “prima del 2022” e avente come oggetto “tecnologie visionarie, soluzioni per il futuro e indirizzi dello sviluppo tecnologico”, soprattutto nel settore spaziale.
Tuttavia, subito dopo la rielezione di Trump, il miliardario di origine sudafricana, sempre più coinvolto nella politica statunitense, ha partecipato a un colloquio telefonico tra Trump e il presidente ucraino Zelensky in cui il presidente eletto tentò di rassicurare Kiev. Ma sulla guerra l’uomo più ricco del mondo sembra aver cambiato opinione rispetto a due anni fa, quando dopo l’invasione russa fornì all’Ucraina il suo sistema Starlink per contrastare Mosca.
L’anno scorso infatti Musk si è rifiutato di consentire a Kiev di utilizzare i propri satelliti per condurre un attacco a sorpresa contro i soldati russi in Crimea, proponendo poi a Kiev di rinunciare all’adesione alla Nato e di lasciare la penisola alla Russia, che se l’è annessa unilateralmente nel 2014 con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale. In seguito il patron di Tesla, X e SpaceX è arrivato a deridere le richieste di ulteriori aiuti da parte del presidente Zelensky, mentre nel febbraio scorso dichiarò che l’Ucraina non avrebbe potuto vincere la guerra con la Russia.
Un fatto riconosciuto recentemente anche dal leader di Kiev, che in un’intervista al quotidiano francese Le Parisien ha ammesso di non avere la capacità militare necessaria per riconquistare tutti i territori occupati dalla Russia negli ultimi dieci anni e che in una due giorni di colloqui con gli alleati della Nato e dell’Ue a Bruxelles ha rimarcato come le sole garanzie di sicurezza fornite dai Paesi europei, senza il sostegno degli Stati Uniti, “non saranno sufficienti” a impedire una ripresa del conflitto. Ma i colloqui in merito sono già cominciati.
Quale pace?
A inizio dicembre infatti Trump ha incontrato Zelensky a Parigi insieme al presidente francese Emmanuel Macron in occasione della riapertura della cattedrale di Notre Dame. Dopo l’incontro, il presidente eletto Usa ha chiesto un “cessate il fuoco immediato” in Ucraina, affermando che Zelensky “vuole la pace” e ritiene che “sia giunto il momento” per negoziare. Ma quale accordo si prospetta?
Già a giugno Putin aveva delineato le sue condizioni per una tregua e per avviare colloqui di pace con Kiev: il ritiro delle truppe ucraine dalle regioni di Luhansk, Donetsk, Zaporizhia e Kherson (annesse unilateralmente dalla Russia, che ne controlla solo una parte); la rinuncia all’adesione alla Nato; l’impegno a mantenere lo status di Paese non nucleare; la revoca delle sanzioni occidentali contro Mosca; e il riconoscimento dell’annessione della Crimea e delle altre quattro regioni ucraine occupate dal Cremlino.
Termini fermamente respinti dal presidente ucraino, che li definì nient’altro che un ultimatum. Da parte sua invece, Zelensky chiede “una pace duratura” che il Cremlino “non potrà più infrangere” e l’unico modo per garantirla, secondo il presidente, è che l’Ucraina aderisca all’Alleanza atlantica.
Una condizione a cui però, secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, Trump non ha mai espresso alcun sostegno durante i suoi colloqui con il presidente ucraino. Intanto, per nuovi sviluppi bisognerà attendere i primi di gennaio, quando il generale in congedo Keith Kellogg, inviato speciale in Ucraina del presidente eletto Usa, andrà in visita ufficiale a Kiev. Ma non è escluso che si rechi poi a sorpresa anche a Mosca. Magari per preparare un incontro tra Putin e Trump.
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