Vladimir Putin è sempre più isolato. Con la vanificazione delle sue speranze in una guerra lampo in Ucraina – grazie all’accanita resistenza di soldati e cittadini volontari – aumenta il numero di leader internazionali e partner di lunga data che voltano le spalle al presidente russo, riducendolo sempre più a ruolo di paria. Dopo la decisiva presa di posizione del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha annunciato l’invio di 1.000 armi anticarro e 500 missili stinger all’esercito ucraino, anche il primo ministro ungherese Viktor Orbán, storico alleato di Putin, ha dichiarato che sosterrà tutte le sanzioni UE contro la Russia e accoglierà i profughi ucraini alle frontiere, dove ha già schierato le sue truppe. Anche la Cina, per ora, ha deciso di non sbilanciarsi astenendosi dal voto piuttosto che sostenere il suo alleato russo durante la votazione per l’ultima Risoluzone Onu contro l’invasione.
Le risposte dell’UE intanto, non si fanno attendere. La von der Leyen ha annunciato sanzioni contro la banca centrale della Federazione russa congelando le operazioni relative ai depositi e gli asset, di cui circa la metà sono collocati nei Paesi del G7. Quest’azione dovrebbe avere un impatto significativo sul sistema finanziario russo, mentre il rublo ha già toccato i minimi storici perdendo oltre il 40% del suo valore.
Nel frattempo Europa e Canada hanno deciso di chiudere il loro spazio aereo ai velivoli russi e secondo quanto dichiarato ieri da Josep Borrell, e gli Stati membri dell’Unione stanno attualmente discutendo l’invio di jet da combattimento in Ucraina su richiesta del ministro della Difesa Dmytro Kuleba.
Sull’altro versante del Pacifico l’hub finanziario di Singapore ha dichiarato che imporrà sanzioni restrizioni sulla Russia, mentre Giappone e Corea del Sud hanno annunciato un’azione congiunta per escludere alcune banche russe dal sistema SWIFT. La Corea del Sud, tra i principali esportatori di semiconduttori, ha aggiunto che bloccherà le esportazioni di merci strategiche verso la Russia.
Anche le big tech si stanno muovendo per congelare gli incassi generati dalle inserzioni pubblicitarie dei media statali russi. Seguendo la decisione presa il 26 febbraio da Youtube, Google oggi ha dichiarato che non permetterà ai mezzi di informazione di proprietà statale russi di monetizzare gli annunci pubblicitari. Google Maps ha inoltre bloccato alcune funzioni in Ucraina per fornire informazioni in tempo reale ai suoi utenti, secondo quanto ha dichiarato ieri alla CNN la società di Mountain View, mentre Facebook ha annunciato che permetterà agli utenti russi di continuare a utilizzare le loro app nonostante le pressioni del Cremlino per impedire il fact-checking indipendente di alcune testate. “Ci siamo rifiutati,” ha dichiarato il presidente di Meta Nick Clegg. “I cittadini russi stanno usando le nostre app per esprimersi e organizzare azioni. Vogliamo che continuino a far sentire le loro voci, condividano quello che stanno accadendo, e si organizzino.”