La Russia ha approvato oggi, 7 marzo 2022, una lista di “Paesi ostili”, che comprende gli Stati che hanno applicato o si sono uniti alle sanzioni contro Mosca. Questa include, tra gli altri, Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera e Unione Europea. Significa cioè che anche l’Italia figura tra i cosiddetti “nemici” di Mosca. Tra i Paesi ostili vi è poi, ovviamente, l’Ucraina, dove continua la guerra dopo l’invasione delle truppe militari. Ma cosa vuol dire essere considerato un Paese “ostile” alla Russia e quali sono le conseguenze per l’Italia?
Le relazioni politiche e diplomatiche tra gli Stati denominati ostili e Mosca sono già compromesse, ma la conseguenza più diretta e immediata sarà di tipo finanziario: la decisione del Cremlino avrà effetti sui portafogli delle società e aziende russe che hanno contratto obbligazioni con creditori stranieri, e dunque sui creditori stessi. Parliamo cioè di società e aziende con sede nei Paesi che fanno parte della lista stilata da Mosca, e quindi anche italiane ed europee.
Il decreto introdotto dal governo russo stabilisce che gli attori finanziari che hanno contratto debiti con controparti internazionali potranno saldare le obbligazioni anche in rubli, e non solo nella valuta del Paese creditore come – nella maggior parte dei casi – avveniva in precedenza. L’obiettivo è quello di evitare il default con i creditori che non sono russi, considerando che, con le sanzioni e la fuga degli investitori, il valore della moneta è crollato vertiginosamente e che, per ripagare un debito in valuta straniera, sarebbero necessari almeno il doppio della quantità di rubli necessari prima dell’inizio dell’invasione in Ucraina.
Ad oggi infatti la valuta di Mosca, in forte flessione verso tutte le altre monete, è passata di mano a 150 sul dollaro, dopo aver toccato un minimo storico di 162, con il dollaro che è arrivato a guadagnare fin quasi il 32 per cento. Vuol dire che se all’inizio del 2022 bastavano 75 rubli per un dollaro, ora ne servono il doppio.
Dunque, anche se le sanzioni adottate dai Paesi occidentali nei confronti di Mosca impediscono alla banca centrale di utilizzare le sue riserve di valuta, il Cremlino ha stabilito che il rimborso in rubli dei debiti in valuta al tasso di cambio fissato dalla banca centrale russa è da considerarsi a tutti gli effetti valido. In altre parole, i pagamenti saranno considerati eseguiti se effettuati in rubli al tasso ufficiale della banca centrale. I debitori potranno chiedere a una banca russa di creare un conto speciale denominato in rubli a nome di creditori stranieri, mentre i creditori locali saranno pagati tramite depositari russi.
Resta tuttavia da capire quale controparte internazionale accetterà di essere saldata in una valuta il cui valore sta precipitando in maniera verticale. “La nuova procedura temporanea si applica ai pagamenti superiori a 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera)”, si legge nella nota diffusa dalle autorità russe. La Banca centrale russa ha anche riferito che i creditori in Paesi che non hanno imposto sanzioni possono ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale.