Con l’inizio dell’offensiva russa in Ucraina gli alleati atlantici hanno ritrovato il proprio idillio nel nome della difesa di Kiev. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ribadito il concetto più volte nei consessi internazionali che si sono tenuti dal 24 febbraio a oggi: “Putin credeva di poter rompere l’alleanza atlantica, ma non ha fatto altro che rafforzarla, portando addirittura all’annessione di due nuovi Paesi alla Nato”, ha dichiarato il capo della Casa Bianca in occasione del summit della Nato a Madrid. “Continueremo a stare dalla parte dell’Ucraina”, ha assicurato.
Negli ultimi cinque mesi la priorità dei Paesi occidentali che hanno rifornito Kiev di armi e imposto sanzioni sempre più dure contro Mosca è stata quella di “assicurarsi che l’Ucraina non fosse sconfitta“. Una strategia sollecitata dalla stessa leadership ucraina, che nel corso delle settimane ha richiesto sempre più munizioni all’Occidente, lamentando spesso che non fossero abbastanza. E probabilmente la sua valutazione è stata ed è ancora corretta: nonostante l’enorme quantitativo di materiale bellico inviato, a Kiev mancano sistemi aerei sofisticati per proteggere le città dai raid, e per quanto l’esercito russo abbia riscontrato molte più difficoltà del previsto da quando Putin ha comandato l’invasione, nelle regioni del sud-est le truppe stanno avanzando lentamente ma in modo costante e inesorabile, raggiungendo l’obiettivo primario di prendere il controllo del Donbass.
L’Europa e gli Stati Uniti hanno dichiarato che continueranno ad aiutare Kiev senza esitazioni, e con ogni probabilità continueranno ad accogliere le richieste del premier ucraino, eppure a Washington sono in molti a chiedersi dove condurrà questa strategia. Forse a difendere gli ucraini, ma non ad assicurare loro la vittoria su Mosca. Anche se la comunità internazionale auspica che Kiev non arretri di un passo rispetto alle richieste di Putin, gli ufficiali americani sul campo e i politici che siedono in Congresso più critici verso Biden sostengono che fare il necessario per prevenire la sconfitta di Kiev equivalga di fatto a una sconfitta. Come scrive oggi l’analista Ishaan Tharoor sul Washington Post, alcuni funzionari temono che più a lungo la guerra andrà avanti, più gli ucraini perderanno il controllo del territorio, soprattutto nel sud del Paese.
Secondo alcuni allora l’obiettivo degli alleati non dovrebbe essere la difesa di un popolo, ma la sconfitta di un Paese. “Gli Stati Uniti dovrebbero contrastare lo sforzo di Mosca di conquistare ancora più terreno in Ucraina, perseguire la distruzione delle sue forze armate e l’umiliazione totale della Russia”, ha osservato Eliot Cohen, della School of Advanced International Studies alla Johns Hopkins University. Significherebbe moltiplicare gli sforzi e raggiungere un dispiegamento di forze simile a quello che si potrebbe ottenere con l’ingresso diretto in campo di un Paese atlantico.
Ma nessuno è disposto a compiere questo sforzo. L’unica via per evitare che Kiev continui a perdere terreno fino al punto da non avere alcun potere al tavolo delle trattative, allora, resta quella diplomatica. “Il governo di Kiev e i suoi sostenitori occidentali devono affrontare la realtà: un negoziato potrebbe essere l’unico modo per evitare che una fetta maggiore di territorio ucraino cada nelle mani della Russia“, ha osservato Daniel Davis, colonnello dell’esercito americano in pensione e ospite fisso dei programmi di Fox News.
Un sentiment condiviso dai membri del Gop. I parlamentari repubblicani sostengono addirittura che continuare ad occuparsi di Ucraina non sia nell’interesse degli Stati Uniti, e che il Paese dovrebbe pensare piuttosto a un’altra minaccia che incombe sul piano internazionale: la Cina e la sua mano su Taiwan. A maggio 11 senatori e 57 deputati conservatori hanno votato contro il pacchetto di aiuti di 40 miliardi di dollari voluto da Biden. Un impegno che secondo il senatore Josh Hawley avrebbe concesso agli alleati europei di svincolarsi.
Come riporta il Washington Post, l’ex funzionario di Trump per la sicurezza nazionale Elbdridge Colby ha criticato per mesi l’eccessivo impegno di Washington a Kiev ma soprattutto la narrazione del conflitto sposata dalla controparte democratica: e cioè che con la difesa di Kiev gli Stati Uniti stiano combattendo una nuova guerra di civiltà, salvando l’intero sistema di valori civili e politici occidentali dalla minaccia russa. “Per alcuni, la difesa ucraina è diventata l’opportunità di riportare l’orologio della politica estera all’imperialismo liberale mondiale di due decenni fa”, ha osservato Colby. Ma secondo l’ex funzionario Washington dovrebbe resistere a questa tentazione. Seguirla potrebbe portare a una lenta ma schiacciante sconfitta sul campo.