Guerra in Ucraina, la Cina ha accumulato metà delle riserve globali di grano
Molti analisti si sono interrogati sullo smisurato accumulo di grano da parte della Cina negli ultimi mesi del 2021. Con meno del 20% della popolazione mondiale, il Paese del Dragone è riuscito ad accumulare oltre la metà del mais e degli altri grani disponibili sul mercato globale, portando a un forte aumento dei prezzi nel resto del pianeta e provocando gravi carenze nelle riserve di altri Paesi più poveri.
La COFCO Group, un’azienda controllata dallo Stato, gestisce una delle principali basi di stoccaggio alimentari della Cina nel porto di Dalian, nel nord-est del Paese, dove i grani sono attualmente conservati in 310 silos giganti. La Cina sta mantenendo le sue scorte di cibo ai “massimi storici”, ha dichiarato a novembre Qin Yuyun, direttore delle riserve di grano per l’Amministrazione delle scorte nazionale di cibo e delle riserve strategiche.
Secondo i dati dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi, la Cina ha speso 98,1 miliardi di dollari in importazioni alimentari nel 2020, 4,6 volte in più rispetto al decennio precedente. Nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2021, il Paese ha importato più cibo rispetto a quanto avesse mai fatto dal 2016, ultimo anno di cui si hanno dati comparativi affidabili.
Negli ultimi cinque anni, le importazioni di soia, mais e frumento della Cina sono salite da due a dodici volte con acquisti aggressivi dagli Stati Uniti, dal Brasile e da altre nazioni fornitrici, comprando anche attraverso colossi del settore indirettamente controllati dal governo di Pechino. Il Wh Group, primo operatore cinese di carni, ha acquisito aziende in Germania, Polonia e Olanda portando a un aumento dalle due alle cinque volte in più rispetto al passato delle importazioni di carne bovina, suina, latticini e frutta .
Ma il fatto realmente allarmante, secondo i dati messi a disposizione dal dipartimento dell’Agricoltura USA, sarebbe l’accumulo di oltre il 69% delle riserve globali di grano da parte del governo cinese per la prima metà del 2022, di cui il 60% di quelle di riso e il 51% di quelle di mais.
A gennaio 2022, un mese e mezzo prima dell’aggressione di Mosca, gli insoliti volumi d’acquisto avevano allarmato la Commissione Ue. Tramite una richiesta firmata da Antonio Tajani e dalla delegazione Italiana Forza Italia-Ppe era stato chiesto infatti a Bruxelles di intervenire sui prezzi agricoli e sulle criticità provenienti dalle politiche di mercato aggressive di Pechino.
L’8 febbraio scorso ci fu un altro segnale sconcertante: in seguito a un accordo siglato tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping durante i Giochi Invernali di Pechino, la Cina ha approvato l’importazione di grano e orzo “da tutte le regioni russe”.
La produzione annuale di cereali della Cina nel 2021 ha superato i 650 miliardi di chilogrammi per il settimo anno consecutivo, rendendola praticamente autosufficiente. La capacità del Paese di assicurare il proprio approvvigionamento alimentare è stata dunque rafforzata, in riferimento non solo alle scorte di riso e prodotti a base di farina, ma anche alla lavorazione dei cereali e dell’olio, come ha scritto Alessandra Puato per il Corriere della Sera, e sui prezzi di pane e pasta, latte e carne (determinati dalla corsa agli acquisti di mais) forse siamo ancora lontani dal comprendere quello che potrebbe realmente accadere.
Se la strategia cinese all’epoca sembrava non aver alcun senso, in molti oggi, col senno del poi, si chiedono perché la Cina negli ultimi mesi del 2021 si sia resa protagonista di una manovra così inusuale sui mercati finendo per alimentare tra gli analisti speculazioni di ogni sorta. Se qualcuno in Cina fosse stato invece a conoscenza con grande anticipo di un’invasione su larga scala del principale produttore granaio del mondo, allora la percezione di quello che sta avvenendo in Ucraina cambierebbe sensibilmente, secondo la Puato, e si farebbe strada l’ipotesi di una regia sofisticata dettata da informazioni privilegiate che nutrirebbe ancor di più le speculazioni di un’alleanza economia, commerciale, finanziaria e tecnologica tra Mosca e Pechino per determinare un nuovo ordine mondiale.
Leggi l'articolo originale su TPI.it