Ecco quali armi stanno inviando gli Usa e la Nato all’Ucraina
Gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali si trovano in una gara contro il tempo per fornire all’Ucraina armi e munizioni sufficienti per frenare il secondo ferocissimo assalto lanciato martedì dalla Russia nell’est del Paese. Secondo i comandanti americani la guerra si potrebbe decidere nelle prossime due o quattro settimane. Se l’avanzata russa nel Donbass rallenterà si andrà verso un conflitto a bassa intensità, man mano che le sanzioni indeboliscono l’economia della Russia e il crescente numero vittime tra i soldati ne abbassano il morale. Da questa battaglia decisiva dipendono sia il futuro dell’Ucraina che gli equilibri dell’Europa per i decenni a venire.
Ma con quali armi l’Alleanza occidentale ha intenzione di fermare la Russia? Per ora, il compito dei comandanti americani è quello di “far proseguire il flusso di munizioni”, ha dichiarato un ufficiale della difesa USA al Washington Post. “Facendo in questo modo, l’Ucraina continuerà a combattere, non si arrenderà. La conoscenza e la difesa del loro territorio rappresenta l’arma vincente per gli ucraini, che hanno dimostrato di sapersi difendere con coraggio e disciplina dalle forze russe, numericamente molto superiori.”
Dopo il ritiro delle truppe russe da Kiev, in questo secondo round di combattimenti gli strateghi militari sostengono che la Russia abbia riunito circa 70-80 battaglioni sul fianco orientale del Paese per tentare un “doppio accerchiamento” delle truppe ucraine – una tattica vincente utilizzata da secoli, da quando Annibale circondò l’esercito romano a Canne nel 216 a.C. Per sostenere l’Ucraina in questo blitzkrieg, Nato e Stati Uniti hanno iniziato a inviare un numero maggiore di armi e munizioni nel Paese: artiglieria, obici, razzi, radar antiaerei e anti-artiglieria, missili antinave, e carri armati – oltre ai famigerati razzi anticarro Javelin e Stinger, di enorme utilità durante la prima fase della guerra.
In questa fase però, l’Occidente sta osservando alcune tacite linee rosse e si sta guardando bene dal compiere mosse che potrebbero scatenare un’escalation russa, come ad esempio l’invio di missili balistici a lungo raggio che potrebbero colpire Mosca. La settimana scorsa gli Stati Uniti hanno pubblicato l’ultima lista di armi inviate in Ucraina, per un valore di 800 milioni di dollari, portando il totale dell’assistenza fornita dagli USA dall’inizio della guerra il 24 febbraio, a 2,5 miliardi di dollari. Gli ucraini hanno chiesto più volte l’invio di jet da combattimento MiG-29 di era sovietica, ma come riporta il Washington Post gli ufficiali del Pentagono ritengono che i MiG fornirebbero benefici limitati all’Ucraina, rappresentando invece un rischio notevole per la Nato. La difesa migliore, secondo il Pentagono, sono i sistemi missilistici S-300 e gli Stinger, ed è utilizzando questi sistemi efficaci che l’Ucraina finora ha impedito alla Russia di ottenere la supremazia dei cieli.
In una nota diplomatica inviata la settimana scorsa, il Cremlino ha avvisato formalmente Stati Uniti e Nato che la spedizione di ulteriori armamentari “sensibili” in Ucraina stava “gettando benzina sul fuoco” del conflitto, mettendo in guardia l’Occidente sulle possibili “conseguenze imprevedibili”. Nonostante le crescenti pressioni del Congresso americano di prendersi più rischi in Ucraina, la linea principale dell’amministrazione Biden – e della Nato – per ora sembra quella di evitare qualsiasi confronto diretto con la Russia. Come ha ribadito la settimana scorsa il direttore della CIA William J. Burns, “Data la potenziale disperazione di Putin e della leadership russa […] nessuno di noi può prendere alla leggera un possibile ricorso alle armi tattiche nucleari o di armi nucleari a basso potenziale”.
In questo senso sono incoraggianti le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, intervistato martedì dalla tv indiana, secondo cui “non ci dev’essere alcuna guerra nucleare. Non bisogna neanche pensarci”. La guerra che si prospetta in Ucraina è quella di un brutale e sanguinoso massacro portato avanti a colpi d’artiglieria e carri armati, simili a quelle combattute nelle steppe ucraine durante la Seconda guerra mondiale. Per ora è impossibile prevederne l’esito e la posta in gioco è altissima.