Guerra Turchia curdi: diario dalla Siria – 7 novembre
In sole tre settimane gli attacchi sono aumentati del 48 per cento. L’Isis è tornato, o meglio non è mai scomparso. Ma con l’attacco della Turchia nel nord est della Siria tutte le cellule dormienti si sono risvegliate. Complice anche il rallentamento delle missioni contro il Califfato delle FDS (Forze Democratiche Siriane) con gli Stati Uniti.
I dati raccolti dal RIC (Rojava Information Center), gruppo di ricerca indipendente che nelle ultime tre settimane ha raccolto le statistiche. Infatti ci sono stai 38 attacchi in 21 giorni in tutto il territorio, causando la morte di 51 persone. Colpite duramente la ex capitale dello Stato Islamico Raqqa, 11 attentati, e la provincia di Deir ez Zor, 23. Tutti rivendicati online.
Le FDS e la Coalizione, prima dell’invasione turca, riusciva a fare almeno due raid al giorno, mentre a ottobre la media è stata di uno ogni due giorni (-75%).
Solo nel 2019 sono stati fatti 347 raid contro Isis e 467 arresti. Una media altissima. Con la morte di Abu Bakr Al Baghdadi, il 26 ottobre scorso, ci si aspetta un ulteriore incremento di attentati. Proprio mercoledì, il comandante in capo delle FDS, Mazloum Abdi, ha annunciato la ripresa del programma congiunto con le forze della coalizione internazionale, per combattere l’ISIS.
Nel frattempo continua l’invasione turca che proprio oggi ha colpito la parte occidentale di Sin Issa, ben al di fuori della cosiddetta “safe zone”.
L’attacco è stato respinto, ma la situazione non sembra rallentare. Il fronte si spinge fino alla M4 denominata anche la strada internazionale. Ankara spinge in diversi punti con l’obiettivo ti tagliere in due il nord est della Siria.
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