Guerra Turchia-curdi: diario dalla Siria – 27 ottobre
E così sono tornati. Intorno a mezzogiorno, due elicotteri hanno cominciato a sorvolare Qamishli. Tutti a chiedersi: “E questi chi sono ora?”. Ennesimo colpo di scena nel conflitto nel Nord Est della Siria.
Gli americani sono tornati sui loro passi e hanno rimandato indietro le truppe. Anche se formalmente saranno a difesa del petrolio della zona di Deirzor, nei prossimi giorni si capirà meglio dove verranno posizionati, anche perché secondo alcune fonti saranno di più rispetto a quelli che sono partiti.
Una presa di posizione del Pentagono che ha il sapore di una sconfessione delle politiche del presidente Trump. E che fa arrabbiare tutti. I russi hanno accusato gli americani di “banditismo internazionale” spiegando di avere immagini dal satellite in cui vedono i militari appropriarsi del petrolio.
I turchi sono furiosi. Una rabbia che si aggiunge già a quella di venerdì per l’affronto di vedere Mouzlum Abdi, comandante in capo delle FDS (Forze Democratiche Siriane), invitato a Washington con tutti gli onori da Trump.
La popolazione locale è inferocita, e non capisce più da che parte girarsi. L’unica cosa chiara sul terreno è che si continua a combattere e a morire. Anche oggi la Turchia ha attaccato al di fuori della cosiddetta “safe zone”.
I droni turchi hanno attaccato Sode, a nord di Tel Tamer, dove ci sono stati scontri molto pesanti in cui ci sono stati diversi morti e decine di feriti. David Eubank, dei Free Burma Rangers, che è al fronte come primo soccorso, racconta che la giornata di oggi è stata la più pesante da quando è cominciata la tregua.
“Tre mezzi blindati turchi sono arrivati nel villaggio di Soda, con cannoni, mitragliatrici, e fanteria. Le FSA hanno colpito il nostro punto di raccolta dei feriti”, spiega. “Ci sono molti combattimenti, tanti feriti e morti. Non c’è alcuna tregua, e vorrei che il mondo cominciasse ad ammetterlo. Ho il sangue di curdi morti sui miei vestiti, ed è di oggi. Questo è quello che accade veramente”, scrive poi in un tweet.
Quello che si teme realmente è che da lunedì notte la Turchia ricominci un attacco su larga scala, colpendo tutte le città sul confine. Nella giornata di oggi è anche uscita la notizia che Cicek Kobane, la combattente in ostaggio dei gruppi appoggiati dalla Turchia, è viva.
È stato proposto uno scambio con decine di combattenti di ISIS prigionieri delle FDS. Mentre decine di famiglie affiliate a Daesh sono state spostate dal campo di Ain Issa ad Al Hol, per problemi di sicurezza.
Infatti Ain Issa è sotto attacco e decine di donne sono riuscite a fuggire.
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