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    Diario di TPI dal Rojava: “Ho il sangue dei curdi morti sui miei vestiti, non c’è alcuna tregua”

    Il racconto del conflitto dall'inviata sul campo di TPI, Benedetta Argentieri

    Di Benedetta Argentieri
    Pubblicato il 27 Ott. 2019 alle 10:51 Aggiornato il 27 Ott. 2019 alle 15:01

    Guerra Turchia-curdi: diario dalla Siria – 27 ottobre

    Di Benedetta Argentieri, inviata per TPI nel Rojava

    E così sono tornati. Intorno a mezzogiorno, due elicotteri hanno cominciato a sorvolare Qamishli. Tutti a chiedersi: “E questi chi sono ora?”. Ennesimo colpo di scena nel conflitto nel Nord Est della Siria.

    Gli americani sono tornati sui loro passi e hanno rimandato indietro le truppe. Anche se formalmente saranno a difesa del petrolio della zona di Deirzor, nei prossimi giorni si capirà meglio dove verranno posizionati, anche perché secondo alcune fonti saranno di più rispetto a quelli che sono partiti.

    Una presa di posizione del Pentagono che ha il sapore di una sconfessione delle politiche del presidente Trump. E che fa arrabbiare tutti. I russi hanno accusato gli americani di “banditismo internazionale” spiegando di avere immagini dal satellite in cui vedono i militari appropriarsi del petrolio.

    I turchi sono furiosi. Una rabbia che si aggiunge già a quella di venerdì per l’affronto di vedere Mouzlum Abdi, comandante in capo delle FDS (Forze Democratiche Siriane), invitato a Washington con tutti gli onori da Trump.

    La popolazione locale è inferocita, e non capisce più da che parte girarsi. L’unica cosa chiara sul terreno è che si continua a combattere e a morire. Anche oggi la Turchia ha attaccato al di fuori della cosiddetta “safe zone”.

    I droni turchi hanno attaccato Sode, a nord di Tel Tamer, dove ci sono stati scontri molto pesanti in cui ci sono stati diversi morti e decine di feriti. David Eubank, dei Free Burma Rangers, che è al fronte come primo soccorso, racconta che la giornata di oggi è stata la più pesante da quando è cominciata la tregua.

    “Tre mezzi blindati turchi sono arrivati nel villaggio di Soda, con cannoni, mitragliatrici, e fanteria. Le FSA hanno colpito il nostro punto di raccolta dei feriti”, spiega. “Ci sono molti combattimenti, tanti feriti e morti. Non c’è alcuna tregua, e vorrei che il mondo cominciasse ad ammetterlo. Ho il sangue di curdi morti sui miei vestiti, ed è di oggi. Questo è quello che accade veramente”, scrive poi in un tweet.

    Quello che si teme realmente è che da lunedì notte la Turchia ricominci un attacco su larga scala, colpendo tutte le città sul confine. Nella giornata di oggi è anche uscita la notizia che Cicek Kobane, la combattente in ostaggio dei gruppi appoggiati dalla Turchia, è viva.

    È stato proposto uno scambio con decine di combattenti di ISIS prigionieri delle FDS. Mentre decine di famiglie affiliate a Daesh sono state spostate dal campo di Ain Issa ad Al Hol, per problemi di sicurezza.

    Infatti Ain Issa è sotto attacco e decine di donne sono riuscite a fuggire.

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