Le forze armate di Israele hanno preso di mira e danneggiato anche alcuni siti del patrimonio storico, archeologico e culturale del Libano durante la guerra contro Hezbollah, tanto che è dovuta intervenire persino l’Unesco per tutelare i beni artistici del Paese dei Cedri e l’Italia ha protestato.
Il 6 ottobre scorso alcuni missili israeliani hanno colpito un’area della città di Baalbek, l’antica Heliopolis, nel nord-est del Libano, nei pressi del Tempio di Bacco, risalente all’epoca romana, distruggendo parte di un muro. Il 9 ottobre invece una serie di raid di Israele ha distrutto l’antica chiesa di San Giorgio, appartenente alla comunità greco-cattolica melchita del villaggio di Dardghaya, nel distretto di Tiro, nel sud del Paese arabo, uccidendo almeno otto civili che vi si erano rifugiati. Un altro attacco aereo ha colpito nelle vicinanze di Qubbat Douris, il santuario di epoca ayyubide (costruito nel 1243), nell’omonimo villaggio del distretto di Baalbek.
Soltanto il 14 ottobre poi i bombardamenti israeliani hanno distrutto la moschea ottomana del villaggio di Kfar Tebnit, a circa quattro chilometri a sud di Nabatieh, in Libano meridionale; hanno preso di mira il souk della città di Nabatieh, antico di almeno 200 anni; raso al suolo il villaggio di confine di Mhaibib, noto per l’antico santuario del profeta Benjamin che, secondo l’Antico Testamento, fu l’ultimo figlio del patriarca Giacobbe nonché nipote di Abramo.
Il 29 ottobre Israele ha quindi bombardato il centro culturalee Baalbaki House nel villaggio di al-Odaisseh, nel distretto di Nabatieh, fondato dall’ormai scomparso artista Abdel-Hamid Baalbaki, un tempo sede di mostre d’arte e concerti. Il 7 novembre lo Stato ebraico ha colpito ancora a Baalbek, centrando un edificio di era ottomana nel quartiere di Manshiyeh, a qualche decina di metri dal Tempio di Giove, anch’esso risalente all’epoca romana, mentre altri raid hanno danneggiato alcuni edifici vicini alle rovine romane dei villaggi di Qsarnaba e Douris, nei dintorni della stessa città.
Il 14 novembre i raid dell’Idf hanno colpito, per la quarta volta, il souk di Nabatieh, distruggendo un totale di 12 edifici residenziali storici e 40 botteghe della fine del XIX secolo. Il 18 novembre, infine, Israele ha bombardato una stazione di pompaggio idrico a un centinaio di metri dall’antico ippodromo di Tiro, uno dei più grandi del Mediterraneo, risalente al I secolo d.C.
“Israele ha preso sistematicamente di mira i siti del patrimonio culturale in Libano”, ha denunciato Howayda al-Harithy, docente di architettura presso l’American University of Beirut. “È un assalto alla memoria e all’identità collettive. Il patrimonio culturale è fondamentale per il senso di appartenenza di un popolo e per il suo legame con la propria terra e la propria storia”. Tel Aviv però ha fatto sapere di aver preso di mira solo “obiettivi militari appartenenti a Hezbollah, impiegando tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili e alle loro proprietà”.
Ma anche il Consiglio internazionale per i monumenti e i siti culturali (ICOMOS) ha espresso “profonda preoccupazione per la grave minaccia al patrimonio culturale, materiale e immateriale, del Libano” costituita dalla guerra in corso tra Israele e Hezbollah. “Sia i siti nazionali libanesi che quelli patrimonio dell’umanità sono in pericolo”, si legge in una nota diramata il 17 ottobre scorso. “Mentre Tiro e Baalbek sono i siti Patrimonio dell’umanità maggiormente a rischio, anche altri siti come Anjar, Byblos, Ouadi Qadisha e la Foresta dei Cedri di Dio, e la Fiera Internazionale Rachid Karami di Tripoli così come diversi siti inseriti nella lista provvisoria (come i castelli del Monte Amel), sono potenzialmente minacciati da attacchi aerei, bombardamenti e raid. (…) Numerosi altri monumenti nazionali e siti patrimoniali, in tutto il Libano, in particolare nella valle della Beqaa e nelle regioni meridionali, sono in pericolo”.
Persino le Nazioni Unite sono intervenute attraverso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco). Il Comitato dell’Unesco per la tutela dei beni culturali in caso di conflitto armato ha deciso di concedere “una protezione rafforzata provvisoria” a 34 siti nel Paese dei Cedri. Tra questi vi sono anche i beni tutelati a Baalbek e Tiro. “Questi 34 beni culturali beneficiano ora del più alto livello di immunità contro attacchi e uso per scopi militari”, ha fatto sapere il Comitato dell’Unesco il 18 novembre scorso. “La mancata osservanza di queste clausole costituirebbe ‘gravi violazioni’ della Convenzione dell’Aja del 1954 e costituirebbe potenziali motivi di perseguimento penale”, ha avvisato l’organismo dell’Onu.
La Farnesina non è rimasta a guardare. ““L’Italia, uno dei principali donatori per la conservazione del patrimonio culturale libanese, esprime grande preoccupazione per gli attacchi aerei che hanno colpito le aree vicine al sito archeologico di Baalbek e danneggiato il centro visitatori concepito nell’ambito del progetto di restauro e riqualificazione realizzato con fondi italiani”, ha denunciato il 7 novembre scorso la nostra ambasciata a Beirut. “La perdita di vite umane in guerra è orribile. Anche la distruzione dei monumenti è scioccante. Ci auguriamo che i combattimenti dentro e intorno a Shamaa non coinvolgano lo storico castello, restaurato nel 2021 con il contributo italiano”, ha aggiunto la nostra rappresentanza diplomatica il 16 novembre.
Dalla ripresa della guerra tra Israele e Hezbollah ricominciata l’8 ottobre 2023, secondo il bollettino aggiornato diramato ieri sui social dal ministero della Salute di Beirut, in Libano sono state uccise almeno 3.754 persone e altre 15.626 sono rimaste ferite.
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