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    Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Gaza, al-Jazeera: oltre 20 morti in un nuovo raid di Israele a Rafah. Idf smentiscono. Carri armati israeliani raggiungono il centro città. Tel Aviv schiera un’altra brigata. Oms: 723 operatori sanitari uccisi dal 7 ottobre. Quasi 36.100 vittime in totale. Mar Rosso: attaccato un mercantile al largo dello Yemen. Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono lo Stato di Palestina. Slovenia deciderà il 30 maggio. No della Danimarca | DIRETTA

    Credit: AGF
    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 28 Mag. 2024 alle 07:00 Aggiornato il 28 Mag. 2024 alle 17:57

    Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, martedì 28 maggio

    A quasi otto mesi dagli attentati del 7 ottobre compiuti in Israele da Hamas e dalla Jihad Islamica, la guerra scatenata dallo Stato ebraico nella Striscia di Gaza non accenna a fermarsi: i morti hanno superato i 36 mila e i feriti sono oltre 81 mila, in maggioranza civili secondo le Nazioni Unite. Malgrado l’ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja di porre fine all’offensiva su Rafah, nel sud del territorio costiero palestinese, Tel Aviv prosegue le operazioni in città, dove un raid compiuto il 26 maggio su un campo per sfollati ha provocato 45 morti e 249 feriti, scatenando l’indignazione dell’intera comunità internazionale e la richiesta di un’indagine da parte dell’Onu. Di seguito le ultime notizie di oggi, martedì 28 maggio 2024, sulla guerra tra Israele e Hamas e la crisi in corso in Medio Oriente.

    DIRETTA

    Ore 18,00 – Oms: “L’offensiva di Israele a Rafah mette a rischio anche l’ultimo ospedale della città” – L’offensiva di Israele a Rafah, nel sud della Striscia, potrebbe provocare la chiusura dell’ultimo ospedale ancora in funzione in città. L’allarme è stato lanciato oggi a Ginevra dal rappresentante dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) in Cisgiordania e a Gaza, Richard Peeperkorn. “Se l’incursione continuasse, potremmo perdere anche l’ultimo ospedale di Rafah”, ha dichiarato oggi Peeperkorn a margine della World Health Assembly tenuta in Svizzera. Tale scenario, ha aggiunto, comporterebbe “un sostanziale aumento di mortalità” nell’area.

    Ore 17,45 – Gaza: la Jihad Islamica pubblica il video di un ostaggio israeliano – L’organizzazione terroristica palestinese della Jihad Islamica ha pubblicato un video che mostra il 27enne Alexander (Sasha) Trufanov, uno degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre e ancora trattenuti contro la loro volontà nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il portale israeliano Ynet, secondo cui la famiglia non ha ancora approvato la pubblicazione del filmato. Secondo il quotidiano online The Times of Israel, il video dura 30 secondi ma non è datato e non ci sono ulteriori informazioni che indichino quando sia stato girato. Nel filmato Trufanov si identifica e annuncia che nei prossimi giorni parlerà di cos’è successo a lui e ad altri ostaggi a Gaza. Trupanov era stato sequestrato il 7 ottobre nel Kibbutz Nir Oz insieme a sua madre Yelena; sua nonna, Irena Tati; e la fidanzata, Sapir Cohen, tutte liberate negli scorsi mesi grazie agli accordi mediati in sede internazionale. Suo padre invece, Vitaly Trufanov, è rimasto ucciso durante gli attentati del 7 ottobre in Israele.

    Ore 17,30 – Media: Egitto, Qatar e Usa provano a rilanciare i negoziati per la tregua – Egitto, Qatar e Stati Uniti stanno provando a rilanciare i negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza. Lo riferisce l’emittente egiziana al-Qahera al-Youm, che cita un alto funzionario del Cairo, secondo cui gli sforzi di mediazione sono stati però messi a rischio dall’offensiva di Tel Aviv in corso su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

    Ore 17,15 – Gaza, Idf smentiscono un raid aereo a Mawasi a Rafah – Le forze armate di Israele (Idf) non sono a conoscenza di un attacco aereo condotto oggi sulla tendopoli di Mawasi allestita nella parte occidentale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato oggi in conferenza stampa il portavoce militare Daniel Hagari. “Non sono a conoscenza di questo incidente”, ha detto Hagari. “Lo esamineremo”. Secondo fonti citate dall’emittente al-Jazeera e dall’agenzia di stampa Anadolu, il raid ha provocato almeno 21 morti.

    Ore 17,00 – Gaza, al-Jazeera: “Sale a 21 il bilancio dei morti nei nuovi raid aerei dell’Idf a Mawasi a Rafah” – È salito a 21 il bilancio delle vittime dei nuovi attacchi aerei condotti da Israele sulla tendopoli di Mawasi allestita nella parte occidentale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’emittente al-Jazeera, aggiornando il bilancio delle vittime fornito in precedenza dall’agenzia di stampa Reuters. Tra i morti, secondo al-Jazeera, figurano anche 13 donne. In mattinata, l’emittente aveva riportato la notizia di altri due raid aerei condotti dall’Idf nelle zone di al-Hashashin e Tal as-Sultan, a Rafah, che hanno provocato almeno 14 morti e 6 feriti tra i palestinesi.

    Ore 16,30 – Israele, Idf: “L’incendio scoppiato dopo il raid a Rafah è stato forse causato da un deposito di munizioni di Hamas” – Le vittime civili del raid compiuto il 26 maggio da Israele su una tendopoli per sfollati a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove sono morte 45 persone, potrebbero essere state causate dall’incendio di un deposito di munizioni di Hamas colpito durante l’attacco aereo. È questa, secondo il portavoce militare Daniel Hagari, l’ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti militari delle forze armate di Israele (Idf) per capire come il raid abbia potuto provocare tante vittime civili. “Non è ancora chiaro cosa abbia scatenato l’incendio”, ha detto oggi Hagari in conferenza stampa. “Ma le munizioni da 17 chilogrammi utilizzate nell’attacco erano troppo piccole per innescare un incendio di così vasta portata”.

    Ore 15,45 – Scontro a fuoco Egitto-Israele a Rafah, media: “Morto un secondo soldato egiziano” – Un altro soldato egiziano, in servizio alla frontiera con la Striscia di Gaza, è morto oggi per le ferite riportate a seguito di una sparatoria scoppiata ieri al valico di Rafah con le forze armate israeliane (Idf). Lo riferisce il quotidiano libanese al-Mayadeen, considerato vicino al gruppo armato sciita Hezbollah, citando fonti egiziane, secondo cui la vittima si chiamava Islam Ibrahim Abdel Razek. Finora, il ministero della Difesa egiziano non ha confermato la notizia.

    Ore 15,30 – Gaza, Reuters: “Sette morti in raid aerei a Rafah” – Almeno sette persone sono state uccise e almeno una decina sono rimaste ferite nei nuovi attacchi aerei condotti da Israele sulla tendopoli di Mawasi allestita nella parte occidentale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters, citando alcuni funzionari delle autorità sanitarie di Gaza. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo. L’agenzia di stampa turca Anadolu parla di almeno 20 morti, mentre altre fonti palestinesi riferiscono di 16 vittime. Le forze armate di Israele (Idf) non hanno commentato la notizia. In mattinata, l’emittente al-Jazeera aveva riportato la notizia di altri due raid aerei condotti dall’Idf nelle zone di al-Hashashin e Tal as-Sultan, a Rafah, che hanno provocato almeno 14 morti e 6 feriti tra i palestinesi.

    Ore 15,00 – Danimarca: il Parlamento respinge la proposta di riconoscere lo Stato di Palestina – Il parlamento della Danimarca ha respinto oggi un disegno di legge che proponeva il riconoscimento di uno Stato palestinese. Il ddl era stato presentato alla fine di febbraio da quattro partiti di sinistra. “Non possiamo riconoscere uno Stato palestinese indipendente, per la sola ragione che non ci sono realmente i presupposti”, aveva detto in aula ad aprile il ministro degli Esteri Lars Lokke Rasmussen, che oggi non era presente alla votazione. “Non possiamo sostenere questa risoluzione, ma ci auguriamo che arrivi un giorno in cui potremo farlo”.

    Ore 14,30 – Libano, media: “Hezbollah pronto a continuare la guerra per un altro anno” – Hezbollah è pronto a continuare la guerra con Israele fino alle prossime elezioni presidenziali previste a novembre negli Stati Uniti e forse anche fino alla primavera 2025. Lo riferisce il quotidiano libanese El-Nashra, citando una serie di fonti anonime vicine al gruppo armato sciita. Il 24 maggio, durante un discorso televisivo tenuto in memoria del defunto presidente iraniano Ebrahim Raisi scomparso la settimana scorsa in un incidente in elicottero, il segretario di Hezbollah Hassan Nasrallah si è rivolto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu promettendo “ulteriori sorprese”. Le sorprese in questione, riferisce una delle fonti di El-Nashra, sono le armi che Hezbollah non ha ancora dispiegato contro lo Stato ebraico. Il gruppo armato però, prosegue il quotidiano libanese, “non rivelerà cosa ha in serbo a meno che Netanyahu non faccia male i calcoli e intensifichi la guerra”. Secondo il quotidiano kuwaitiano Al-Jarida, Hezbollah ha a sua disposizione missili di precisione a lungo raggio e razzi antiaerei di fabbricazione russa modificati su istruzione iraniana. Inoltre, il gruppo armato si sta addestrando per tendere imboscate alle pattuglie israeliane, catturare soldati dell’Idf e per effettuare operazioni sul suolo dello Stato ebraico.

    Ore 14,00 – Israele, Idf: “Schierata un’altra brigata a Rafah” – Le forze armate di Israele (Idf) hanno schierato un’altra brigata a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove lo Stato ebraico continua l’offensiva contro Hamas. Lo riferiscono le Idf in una nota, secondo cui la Brigata Bislamach si è unita alle altre cinque brigate della 162esima divisione già schierate nella città palestinese dall’inizio di maggio.

    Ore 13,50 – L’Irlanda riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina: “Apriremo un’ambasciata a Ramallah” – L’Irlanda ha riconosciuto oggi ufficialmente lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato in un comunicato il governo di Dublino. Il provvedimento, si legge nella nota, è stato approvato questa mattina in una riunione del gabinetto (dei ministri). “Il governo riconosce la Palestina come uno Stato sovrano e indipendente e ha accettato di stabilire piene relazioni diplomatiche tra Dublino e Ramallah”, prosegue il comunicato. “Sarà nominato un ambasciatore d’Irlanda nello Stato di Palestina e sarà aperta un’ambasciata d’Irlanda a Ramallah”.

    Ore 13,45 – La Norvegia riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina – Il governo norvegese ha riconosciuto oggi formalmente lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide. “La Norvegia è stata uno dei più ferventi difensori di uno Stato palestinese per più di 30 anni”, ha commentato il ministro.

    Ore 13,30 – Mar Rosso, tre missili colpiscono un mercantile: imbarca acqua – Una nave mercantile è stata colpita oggi da tre missili mentre navigava a sud-ovest della città portuale di Hodeidah, nello Yemen occidentale controllato dal gruppo armato sciita filo-iraniano degli Houthi. Lo riferisce la società di sicurezza britannica Ambrey, secondo cui il mercantile ha imbarcato acqua ed è attualmente inclinato su un lato. La nave, secondo Ambrey, si trova a circa 54 miglia nautiche dalla costa. Secondo l’agenzia britannica United Kingdom Maritime Trade Operations (Ukmto), l’incidente è avvenuto a 31 miglia nautiche a sud-ovest di Hodeidah. La nave, secondo l’Ukmto, “ha subito danni” durante l’assalto. “L’equipaggio è in salvo e la nave sta procedendo verso il prossimo porto di scalo”, si legge nel comunicato dell’agenzia britannica. Al momento nessuno ha rivendicato l’attacco.

    Ore 13,00 – Gaza: il bilancio dei morti dal 7 ottobre sale a 36.096 – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è salito a 36.096 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche oltre 81.136 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 46 persone e altre 110 sarebbero state ferite. Secondo le autorità israeliane, le forze armate (Idf) avrebbero ucciso non meno 13mila membri di Hamas dall’inizio del conflitto. Per le Nazioni Unite invece, la maggior parte delle vittime della guerra sono donne e minori.

    Ore 12,45 – Iraq: Moqtada al-Sadr chiede di chiudere l’ambasciata Usa dopo il raid di Israele a Rafah – L’influente religioso iracheno Moqtada al-Sadr ha lanciato un nuovo appello a chiudere l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, dopo l’attacco israeliano del 26 maggio che ha ucciso 45 persone in una tendopoli per sfollati a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. “Ribadisco la mia richiesta di espellere” l’ambasciatore Usa e di “chiudere l’ambasciata con mezzi diplomatici e senza spargimento di sangue”, ha scritto il religioso sciita sulla piattaforma X (ex Twitter), condannando il raid israeliano e il sostegno “spudorato” di Washington a quello che ha definito il “genocidio” dei palestinesi in corso nella Striscia di Gaza. La chiusura della rappresentanza diplomatica statunitense a Baghdad, ha aggiunto, costituirebbe un deterrente ben più efficace rispetto all’uso della forza e toglierebbe ai funzionari statunitensi “una scusa per destabilizzare l’Iraq”.

    Ore 12,30 – Slovenia: il 30 maggio il governo discuterà il riconoscimento della Palestina – Giovedì 30 maggio il governo della Slovenia discuterà al possibilità di riconoscere lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato oggi il premier sloveno Robert Golob, come riportato dal quotidiano locale Delo. “Dopo una serie di consultazioni avvenute negli ultimi giorni, ho deciso di sottoporre alla riunione del governo di giovedì la risoluzione sul riconoscimento della Palestina da proporre all’Assemblea nazionale”, ha detto Golob in visita in Algeria. “Durante questo periodo continueremo il coordinamento con un gruppo di Paesi che la pensano allo stesso modo con l’obiettivo di esercitare la massima pressione per un cessate il fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi. Come membri responsabili del Consiglio di Sicurezza, siamo obbligati a fare tutto ciò che è in nostro potere per portare una pace duratura in Medio Oriente”.

    Ore 12,00 – Gaza, Oms: 723 operatori sanitari uccisi e 924 feriti dal 7 ottobre – Almeno 723 operatori sanitari sono morti e altri 924 sono rimasti feriti durante i 450 attacchi condotti da Israele contro le strutture sanitarie della Striscia di Gaza a partire dal 7 ottobre. La denuncia arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), secondo cui i raid delle forze armate israeliane (Idf) hanno paralizzato il sistema sanitario del territorio costiero palestinese, dove ormai nessun ospedale è più in grado di operare a pieno regime. Al contempo, denuncia l’Oms, a causa del sovraffollamento e della mancanza di servizi igienico-sanitari malattie come varicella ed epatite si stanno diffondendo più velocemente che mai nella Striscia di Gaza.

    Ore 11,15 – Gaza, Reuters: “Carri armati israeliani raggiungono il centro di Rafah” – Diversi carri armati israeliani hanno raggiunto oggi il centro della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters citando vari testimoni presenti sul campo, secondo cui i mezzi corazzati sono stati avvistati vicino alla moschea Al-Awda, nel centro di Rafah.

    Ore 11,00 – Guardian: l’ex direttore del Mossad Yossi Cohen ha cercato di fare pressioni sulla Cpi – L’ex direttore del Mossad Yossi Cohen ha cercato di fare pressione sull’ex Procuratrice capo della Corte Penale Internazionale (Cpi), Fatou Bensouda, affinché rinunciasse a indagare su alcuni funzionari israeliani per presunti crimini di guerra. L’indiscrezione è stata pubblicata oggi dal quotidiano britannico The Guardian, che cita un funzionario israeliano secondo cui le attività di Cohen erano “autorizzate ad alto livello”. La campagna di pressioni sulla Corte de L’Aja sarebbe avvenuta prima del 2021, quando Bensouda decise di aprire un’indagine su presunte violazioni del diritto internazionale commesse sia da Israele che dai palestinesi. La richiesta dell’attuale Procuratore capo della Corte, Karim Khan, di emettere una serie di mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e tre leader di Hamas è avvenuta proprio alla fine delle indagini iniziate dal suo predecessore. Secondo quattro fonti citate dal quotidiano britannico, Bensouda aveva informato un piccolo gruppo di alti funzionari della Corte Penale Internazionale dei tentativi dell’ex capo del Mossad di fare pressioni sulla Procura. “Dovresti aiutarci e lasciare che ci prendiamo cura di te. Non vuoi immischiarti in cose che potrebbero compromettere la tua sicurezza o quella della tua famiglia”, avrebbe detto Cohen a Bensouda, secondo una delle fonti citate. Un’altra fonte invece ha paragonato il comportamento di Cohen allo “stalking”. Le accuse sono state definite “infondate” da un portavoce di Netanyahu mentre né Cohen né Bensouda hanno commentato l’indiscrezione del Guardian. Cohen ha terminato il suo mandato da direttore del Mossad proprio nel 2021 ed è considerato una figura molto vicina a Netanyahu. In passato, secondo il quotidiano online The Times of Israel, si vociferava che il primo ministro considerasse Cohen come un potenziale successore.

    Ore 10,30 – Usa, il think tank ISW: “Tre battaglioni di Hamas nel campo profughi di Jabalia” – Tre battaglioni di Hamas combattono nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferiscono i think tank statunitensi Institute for the Study of War (ISW) e Critical Threats Project (CTP), smentendo le stime preliminari di Israele secondo cui nell’area era rimasto un solo battaglione del gruppo terroristico palestinese. “Le forze armate israeliane si sono rese conto che tre battaglioni stanno partecipando alla difesa di Jabalia a circa due settimane dall’attuale operazione di ‘ripulitura’ lanciata da Israele nel nord di Gaza a metà maggio”, si legge in un rapporto congiunto dei due think tank statunitensi. Nelle scorse settimane, rileva il testo, i membri del Gabinetto di guerra israeliano avevano “ripetutamente” dichiarato che tutti i 12 battaglioni di Hamas a Gaza City e nel nord del territorio costiero palestinese erano stati “smantellati”. Il fatto che Hamas sia stato in grado di ricostituire le proprie forze a Jabalia, prosegue il rapporto, sottolinea la mancanza di uno “stadio finale politico e militare sostenibile nella Striscia di Gaza”.

    Ore 10,00 – Israele, il ministro degli Esteri accusa Sanchez: “Complice di incitamento all’assassinio degli ebrei” – Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha accusato il premier spagnolo Pedro Sanchez di essere complice “dell’incitamento all’assassinio degli ebrei” nel giorno in cui la Spagna si prepara a riconoscere lo Stato di Palestina. “Khamenei (la Guida Suprema dell’Iran, ndr), Sinwar (il capo di Hamas a Gaza, ndr) e la vice premier (spagnola, ndr) Yolanda Diaz chiedono l’eliminazione di Israele e la creazione di uno Stato terroristico islamico palestinese dal fiume al mare”, ha scritto oggi in spagnolo Katz su X (ex Twitter). “Il premier Sanchez, non licenziando Yolanda Diaz e annunciando il riconoscimento dello Stato palestinese, è complice nell’incitamento all’assassinio del popolo ebraico e di crimini di guerra”. La scorsa settimana, la ministra del Lavoro nonché vicepremier spagnola Yolanda Diaz aveva concluso un discorso con lo slogan “dal fiume al mare la Palestina sarà libera” ma da allora ha affermato che non voleva appoggiare la cancellazione dello Stato di Israele, dichiarandosi a favore della soluzione dei due Stati.

    Ore 9,30 – Spagna, il premier Sanchez: “Riconosciamo uno Stato di Palestina con Gaza e la Cisgiordania e Gerusalemme Est come capitale” – La Spagna riconoscerà uno Stato di Palestina che comprende la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, unificate sotto l’Autorità nazionale palestinese (Anp) con Gerusalemme Est come capitale. Lo ha detto oggi in un discorso televisivo il premier iberico Pedro Sanchez, secondo cui Madrid non riconoscerà alcuna modifica ai confini palestinesi del 1967 a meno che tutte le parti non siano d’accordo. “Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo una questione di giustizia storica, ma miriamo tutti a stabilire la pace”, ha affermato Sanchez. “L’unica via per stabilire la pace è la creazione di uno Stato palestinese che conviva fianco a fianco con lo Stato di Israele”. “Lo Stato di Palestina deve essere vitale, con la Cisgiordania e Gaza collegate da un corridoio e con Gerusalemme Est come capitale”, ha aggiunto il premier spagnolo. “Deve essere unificato sotto il governo legittimo dell’Autorità nazionale palestinese”. Tale mossa da parte di Madrid, ha proseguito, non dovrebbe compromettere i rapporti con Israele, che la Spagna considera una “nazione amica” con cui vuole “promuovere un rapporto più forte possibile”. Madrid, ha concluso Sanchez, continua a respingere ogni rapporto con Hamas, che considera una “organizzazione terroristica”.

    Ore 9,00 – Gaza, al-Jazeera: “14 palestinesi uccisi in altri due raid a Rafah” – Almeno 14 persone sono rimaste uccise a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, durante due raid condotti da Israele meno di 24 ore dopo l’attacco aereo che ha provocato 45 morti in una tendopoli allestita per gli sfollati rifugiatisi in città. Lo riporta l’emittente al-Jazeera, secondo cui il primo raid ha colpito un edificio nella zona di al-Hashashin, a nord di Rafah, uccidendo sette persone e ferendone altre sei. “È una zona brulicante di tende e sfollati”, ha detto un testimone al canale del Qataer. “All’improvviso un missile è caduto sull’edificio, costruito utilizzando alcuni blocchi di cemento e tubi metallici. Abbiamo visto gente per strada, sfollati e cittadini. Non c’erano combattenti o altro. Era considerata una zona sicura”. Un altro raid invece è avvenuto di nuovo nella zona della tendopoli di Tal as-Sultan, a ovest della città, provocando altre sette vittime. Inoltre, secondo il portale israeliano Ynet, che cita fonti palestinesi, carri armati israeliani stanno avanzando verso i quartieri nord-occidentali di Rafah, dove finora l’esercito dello Stato ebraico non era ancora penetrato.

    Ore 8,30 – Media: “Consiglio Esteri dell’Ue ha discusso di possibili sanzioni a Israele” – I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno discusso per la prima volta sulla possibilità di imporre sanzioni a Israele, se Tel Aviv non dovesse rispettare il diritto internazionale umanitario. L’indiscrezione è stata riportata dal portale statunitense Politico e dall’emittente pubblica irlandese Rte, che citano il ministro degli Esteri dell’isola, Micheal Martin. “Per la prima volta in un incontro dell’Ue, in modo reale, ho visto una discussione significativa sulle sanzioni e sul ‘che fare se'”, avrebbe detto Martin, secondo il portale statunitense. Tuttavia, avrebbe precisato il ministro degli Esteri irlandese, esiste “una certa distanza tra coloro che esprimono la necessità di un approccio basato sulle sanzioni, date tutte le diverse prospettive rappresentate”. Secondo l’emittente irlandese Rte, Martin avrebbe anche affermato che un imprecisato numero di ministri degli Esteri dell’Ue ha anche sollevato la possibilità di imporre sanzioni contro i funzionari israeliani che aiutavano e incoraggiavano i coloni violenti in Cisgiordania.

    Ore 8,00 – Mar Rosso: la Cina chiede la fine degli attacchi Houthi – La Cina ha chiesto la fine degli attacchi contro le navi mercantili nella regione del Mar Rosso. L’appello è stato lanciato oggi dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi durante un incontro avvenuto a Pechino con il suo omologo del governo internazionalmente riconosciuto dello Yemen, Shayea Mohsen Al-Zindani. Secondo la tv di stato cinese, Wang “ha invitato tutte le parti interessate a smettere di importunare le navi civili e a garantire la sicurezza delle vie navigabili nel Mar Rosso”. La Cina, ha aggiunto il ministro, “è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso”.

    Ore 7,00 – Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono lo Stato di Palestina – Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono ufficialmente lo Stato di Palestina a partire da oggi, martedì 28 maggio 2024. Salgono così a 146 (su 193) gli Stati membri delle Nazioni Unite che riconoscono lo Stato palestinese, compresi nove Paesi membri dell’Ue.

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