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    Guerra in Ucraina, Mariupol: i civili in fuga costretti a spogliarsi al freddo

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    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 21 Mar. 2022 alle 13:29

    Guerra in Ucraina, Mariupol: i civili in fuga costretti a spogliarsi al freddo

    In fuga da una citta da settimane sotto assedio, costretti a spogliarsi al freddo e anche rimandati indietro. Sono i racconti che arrivano dalla città di Mariupol, in Ucraina sudorientale, in cui decine di migliaia di persone rimaste senza elettricità, con scorte di acqua e cibo vicine alla fine, sperano nell’apertura di un corridoio umanitario per fuggire ai combattimenti, arrivati nelle strade del centro.

    Negli scorsi giorni circa 30.000 persone sono riuscite a lasciare la città, considerata un obiettivo chiave per il controllo del Mare di Azov. Tuttavia i tentativi di continuare a mantenere aperti i corridoi sono falliti, dopo che Mosca ha chiesto come condizione la resa dei gruppi ultra-nazionalisti che resistono all’assedio. “Non si può parlare di arrendersi, di abbassare le armi”, ha detto la vice prima ministra ucraina Irina Vereshuk, affermando che la situazione continua a essere “molto difficile”.

    Chi negli scorsi giorni è riuscito a uscire dalla città è stato in alcuni casi intercettato dalle forze russe, che sottopongono i civili a ispezioni più che rigorose. Secondo quanto riporta l’esperto Rob Lee, senior fellow del Foreign Policy Research Institute, i soldati sono alla ricerca di tatuaggi che possano indicare l’affiliazione al battaglione Azov, il gruppo di estrema destra ucraino che sta combattendo le forze russe a Mariupol.

    “Devi metterti nudo per dimostrare di non nascondere armi e documenti, video e foto sul cellulare: le prove dei crimini russi nella nostra città”, ha spiegato Oleh, uno studente di 16 anni, a Giampaolo Visetti, inviato di La Repubblica a Pology, a un centinaio di chilometri da Mariupol. “Scrutano ogni piega, in cerca di malattie, tatuaggi della resistenza, o dei lividi che i fucili lasciano sulla carne di chi spara. Nude sull’asfalto e tra le mine anche le donne e molti bambini: i russi dicono che sono cagne che uccidono e ragazzini sfruttati per far filtrare piani e ordini ai nemici”.

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