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    I gruppi
di estrema destra
che bloccano gli aiuti
per Gaza
ricevono donazioni
dagli Usa
e da Israele

    Due camion che trasportavano aiuti a Gaza fermi a Hebron, in Cisgiordania, dopo essere stati danneggiati da alcuni coloni israeliani. Credit: AGF

    Mother's March, Torat Lechima e Tzav 9 hanno raccolto oltre 200mila dollari di donazioni deducibili dalle tasse attraverso piattaforme di crowdfunding

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 16 Lug. 2024 alle 12:46 Aggiornato il 16 Lug. 2024 alle 12:52

    Tre gruppi israeliani di estrema destra che negli scorsi mesi hanno bloccato gli aiuti diretti nella Striscia di Gaza hanno ricevuto centinaia di migliaia di dollari di donazioni deducibili dalle tasse dagli Stati Uniti e dallo Stato ebraico.

    Come hanno scoperto l’agenzia di stampa statunitense Associated Press e il portale israeliano Shomrim, analizzando una serie di piattaforme di crowdfunding e diversi registri pubblici, le associazioni israeliane Mother’s March, Torat Lechima e Tzav 9,
    impegnate da mesi nell’ostacolare l’ingresso degli aiuti umanitari nel territorio costiero palestinese, hanno raccolto più di 200mila dollari da donatori provenienti dagli Usa e da Israele.

    Tutto questo malgrado le sanzioni recentemente imposte a uno di questi gruppi dalla Casa bianca, le pressioni degli Stati Uniti sullo Stato ebraico affinché aumenti il flusso di aiuti verso la Striscia e l’impegno di Tel Aviv a fermare tali attività di protesta. Da mesi, i membri di queste associazioni si riuniscono fuori dal valico di Kerem Shalom che segna il confine tra Israele e Gaza per rallentare e qualche volta impedire l’ingresso dei camion nel territorio costiero palestinese.

    Tali organizzazioni hanno persino ricevuto il tacito sostegno di alcuni leader israeliani. Itamar Ben-Gvir, ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale e leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit (letteralmente: “Potere ebraico”), ha apertamente affermato che le spedizioni di aiuti verso Gaza dovrebbero essere bloccate e ha anche sostenuto il diritto a manifestare di chi si oppone alle consegne, se lo fa senza ricorrere alla violenza.

    Non sembra il caso di almeno una di queste associazioni. A maggio, in Cisgiordania alcuni membri di Tzav 9 hanno fermato, saccheggiato e incendiato due camion carichi di aiuti per Gaza. Così, a inizio giugno, il dipartimento del Tesoro Usa ha imposto sanzioni ai co-fondatori dell’associazione.

    La polizia israeliana ha persino arrestato diversi iscritti al gruppo, che nelle scorse settimane ha cessato ogni attività di questo genere. Malgrado tali provvedimenti però, come risulta dall’analisi di Associated Press e Shomrim, le donazioni provenienti dagli Usa e da Israele non si sono fermate.

    Mother’s March ha raccolto l’equivalente di 125mila dollari tramite il portale israeliano di crowdfunding Givechack e altri 13mila dollari attraverso la piattaforma JGive. Il gruppo non riceve soldi direttamente ma si avvale della collaborazione di Torat Lechima, che significa “dottrina di combattimento” e che lavora per “rafforzare l’identità ebraica e lo spirito combattivo” tra i soldati israeliani. Anche Tzav 9 ha raccolto oltre 85mila dollari sul portale JGive da quasi 1.500 donatori negli Usa e da Israele, fondi però già congelati dalla piattaforma prima dell’imposizione delle sanzioni statunitensi.

    L’organizzazione ha comunque difeso la legittimità delle proprie azioni, condotte a sua dire “nel rispetto della legge” e nel quadro
    “di una protesta democratica”, definendo invece “antidemocratiche” le sanzioni di Washington.

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