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    Gaza, l’Unicef: i più giovani sperano di “restare uccisi” per porre fine all’“incubo” della guerra

    Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 26 Mar. 2024 alle 17:27 Aggiornato il 26 Mar. 2024 alle 17:28

    Le condizioni di vita nella Striscia di Gaza sono così disperate che i più giovani arrivano a sperare di “restare uccisi” per porre fine all'”incubo” della guerra scatenata da Israele contro Hamas dopo gli attentati del 7 ottobre. L’allarme arriva dal portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), James Elder, secondo cui la situazione nel territorio costiero palestinese costituisce “uno dei capitoli più oscuri della storia del mondo”.

    “Ieri, l’Unicef ​​ha incontrato alcuni adolescenti, molti dei quali si sono detti così disperati da volere che questo incubo finisca da sperare di restare uccisi”, ha detto oggi Elder in videoconferenza da Rafah, nel sud della Striscia dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati. “L’indicibile avviene regolarmente a Gaza”.

    Dall’inizio della guerra, sono morti almeno 32.414 palestinesi e 74.787 sono rimasti feriti, più di due terzi della popolazione è sfollata, il 35 per cento degli edifici del territorio sono stati danneggiati o distrutti e l’intera Striscia è sull’orlo della carestia, mentre Israele limita al massimo il passaggio degli aiuti umanitari ai civili. Secondo le Nazioni Unite, prima della guerra entravano almeno 500 camion al giorno a Gaza, oggi sono meno di 150.

    Gli israeliani “hanno il diritto di controllare e ispezionare ogni grammo, ogni litro, ogni chilo di tutto ciò che entra a Gaza”, ha osservato oggi in conferenza stampa il portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Jens Laerke. “Ma non possono dire, una volta che gli aiuti arrivano ​​a Gaza, che spetta solo a noi prendercene cura. Devono creare un ambiente favorevole che ci permetta di distribuirli”.

    Secondo il portavoce dell’Unicef ​​James Elder, tra l’1 e il 22 marzo un quarto delle 40 missioni umanitarie inviate dall’Onu nel nord di Gaza sono state fermate. “C’è un vecchio valico, Erez, che potrebbe essere utilizzato nel nord, a 10 minuti da dove queste persone chiedono cibo. Dieci minuti! Aprendo questo valico potremmo porre fine a questa crisi umanitaria nel giro di pochi giorni. Ma resta chiuso”, ha protestato il funzionario delle Nazioni Unite, secondo cui a Gaza “gli aiuti vitali sono ostacolati, si perdono delle vite e la dignità umana è violata”.

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