Dall’inizio della guerra di Israele contro Hamas a Gaza, quasi 32 mila persone sono rimaste uccise e più di 74 mila sono state ferite ma tra i palestinesi della Striscia si contano anche migliaia dispersi che, a parte le loro famiglie, finora nessuno stava ancora cercando.
Secondo gli ultimi dati diramati dal ministero della Salute del territorio costiero palestinese, controllato da Hamas, circa ottomila persone mancano all’appello dal 7 ottobre. Molte potrebbero essere rimaste intrappolate sotto le macerie o essere state arrestate dalle forze armate di Israele (Idf) o ancora uccise dai raid aerei dello Stato ebraico.
Nessuno però sa più nulla di loro. Tra l’ottobre scorso e il febbraio di quest’anno, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha ricevuto 5.118 segnalazioni di palestinesi scomparsi a Gaza dalle famiglie disperate in cerca dei loro cari.
È il caso di Mahmoud Abu Hani, un cantante di musica tradizionale araba di 25 anni, scomparso il 3 febbraio scorso mentre cercava di tornare a casa a Gaza City. Per il cognato Ahmed Jalal, intervistato dal Washington Post, essere dispersi è peggio che restare uccisi o essere arrestati da Israele. “Quando ti perdi, nessuno sa più niente”.
Anche Safwat al-Kurd risulta disperso insieme alla moglie Maysoon e alla figlia Habiba, di 10 anni. Secondo la sorella Ghada, la famiglia sarebbe rimasta intrappolata sotto le macerie. Ma senza mezzi pesanti, i soccorritori non possono recuperare i corpi e così risultano ancora dispersi.
Il ministero della Salute di Gaza infatti basa il bilancio delle vittime sui dati forniti dagli ospedali della Striscia. Il sistema sanitario del territorio costiero palestinese è nel caos, le strade sono impraticabili e le reti di comunicazione spesso interrotte dai raid di Israele, che non fornisce dati e identità degli arrestati.
Così migliaia di persone mancano all’appello e non figurano nell’elenco ufficiale delle oltre 31 mila vittime della guerra. Le famiglie possono solo rivolgersi agli ospedali o al Comitato Internazionale della Croce Rossa, cercando tra le foto dei morti o dei prigionieri delIe Idf e pubblicando degli appelli privati online e sui social Ma nessuno le aiuta a ritrovare i propri cari.
Soltanto venerdì 15 marzo, a più di cinque mesi dall’inizio delle ostilità, il ministero della Salute di Gaza ha fatto circolare un modulo in cloud per iniziare a raccogliere i nomi dei presunti deceduti e dei dispersi.