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    L’inchiesta
del New York Times: 
“Israele usa i palestinesi
come scudi umani
nella Striscia di Gaza”

    Credit: AGF
    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 14 Ott. 2024 alle 17:52 Aggiornato il 17 Ott. 2024 alle 13:12

    Costretti a missioni di ricognizione pericolose, a scovare trappole esplosive o a precedere le truppe di Israele: ecco come, secondo una nuova inchiesta del New York Times, Tel Aviv usa i prigionieri palestinesi catturati a Gaza come scudi umani.

    Almeno 11 reparti dell’esercito israeliano, secondo il quotidiano statunitense che ha intervistato soldati ed ex militari dello Stato ebraico oltre a ex detenuti palestinesi catturati a Gaza, avrebbero usato i prigionieri come scudi umani in cinque città della Striscia, spesso con la complicità di alcuni funzionari dell’intelligence militare e in flagrante violazione sia delle leggi di Tel Aviv che del diritto internazionale.

    Alcune storie emerse dall’inchiesta suonano terrificanti. Come quella di Mohammed Shubeir, che non aveva ancora compiuto 18 anni quando ha dovuto camminare, ammanettato, tra le macerie della sua città natale, Khan Younis, nel sud di Gaza, per cercare esplosivi. “Mi hanno mandato come un cane in un appartamento pieno di trappole esplosive”, ha raccontato al New York Times. Un’altra volta invece è stato vestito con un’uniforme israeliana e obbligato a vagare per le strade della città così da rivelare le posizioni dei miliziani di Hamas, che gli avrebbero sparato. Dopo 10 giorni di questo genere di trattamenti, il giovane però è stato rilasciato.

    Jehad Siam invece ha 31 anni e ha raccontato al quotidiano statunitense di aver fatto parte di un gruppo di sfollati che una pattuglia israeliana ha costretto a marciare nel centro di Gaza City per permettere alle truppe di Tel Aviv di avanzare verso un presunto nascondiglio dei miliziani di Hamas. “I soldati ci hanno chiesto di andare avanti in modo che dall’altra parte non avrebbero risposto al fuoco”, ha raccontato al New York Times. Dopo aver raggiunto il covo però, i soldati sono sbucati da dietro i civili, uccidendo i miliziani. Solo allora gli sfollati sono stati tutti liberati.

    Anche Bashir al-Dalou alla fine è stato rimesso in libertà. Faceva il farmacista e viveva a Gaza City, quando il 13 novembre scorso fu arrestato, senza accuse, in casa sua, dove era tornato per riprendere alcuni vestiti e generi di prima necessità. Denudato, ammanettato e bendato fu condotto nel cortile di un edificio vicino, dove fu costretto a camminare scalzo su vetri e macerie per svelare l’ingresso di un tunnel di Hamas, che i soldati israeliani temevano si nascondesse nelle vicinanze. Il tutto mentre i militari si riparavano per paura delle trappole esplosive.

    Ma i racconti non sono l’unica fonte citata dal New York Times. Il quotidiano ha pubblicato anche una foto divulgata da Breaking the Silence, un’associazione di ex militari israeliani che si battono per rompere il silenzio sull’occupazione dei territori palestinesi. L’immagine ritrae due soldati che costringono un prigioniero palestinese a camminare davanti a loro in una zona considerata pericolosa.

    Tali pratiche poi sono state confermate al quotidiano statunitense anche dal generale in congedo dell’esercito israeliano, Tamir Hayman, ex direttore dell’intelligence militare dello Stato ebraico, secondo cui alcuni prigionieri sono stati costretti a entrare nei tunnel presumibilmente pieni di trappole esplosive mentre altri si sono offerti volontari per guidare le truppe sul campo al fine di ottenere favori dai soldati israeliani.

    Sette militari, intervistati dal New York Times, hanno invece definito tali pratiche “di routine, comuni e organizzate”. Alcuni hanno dichiarato che gli alti gradi dell’esercito schierati sul campo ne erano “consapevoli”. Altri si sono opposti ma le loro preoccupazioni sarebbero state ignorate mentre i prigionieri venivano bollati come “terroristi”, anche senza alcuna prova di una loro affiliazione a Hamas.

    Le forze armate israeliane (Idf) hanno comunque smentito il ricorso a tali mezzi con una nota inviata al Times of Israel: “Gli ordini e le istruzioni delle Idf proibiscono di utilizzare civili arrestati a Gaza per missioni militari sul campo. Tali ordini e istruzioni vengono regolarmente comunicati in modo chiaro ai soldati sul campo durante la guerra”. In seguito, i militari hanno diramato un altro comunicato in cui accusano Hamas di “usare i cittadini di Gaza come scudi umani, impedendo loro con la violenza di rispondere alle richieste dell’Idf di evacuare in spazi sicuri”.

    A oltre un anno dai brutali attentati di Hamas e della Jihad Islamica in Israele, costati la vita a circa 1.200 persone e la libertà ad altri 251 ostaggi, la guerra in Medio Oriente non è più solo limitata alla Striscia di Gaza, dove sono già morte più di 42mila persone e altre 99mila sono rimaste ferite.

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