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    Gaza: cosa prevede la proposta di cessate il fuoco tra Israele e Hamas presentata da Joe Biden

    Credit: AGF
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 1 Giu. 2024 alle 11:10 Aggiornato il 11 Giu. 2024 alle 10:53

    Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha presentato ieri una proposta elaborata da Israele per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi rapiti nello Stato ebraico, definendola il modo migliore per porre fine al conflitto che da quasi otto mesi insanguina il Medio Oriente, in cui sono morte oltre 36mila persone e più di 82mila sono rimaste ferite.

    Il piano si compone di tre fasi e si discosta dalle precedenti proposte di tregua perché prevede la sospensione delle ostilità durante tutti gli stadi di svolgimento degli accordi. Tuttavia, ha precisato questa mattina il governo di Tel Aviv, gli obiettivi fissati dallo Stato ebraico all’inizio del conflitto non cambiano: il piano prevede comunque “la distruzione” di Hamas.

    Un piano in tre fasi
    La prima fase dovrebbe durare sei settimane, durante le quali le forze armate di Israele (Idf) dovranno ritirarsi da tutti i centri abitati della Striscia di Gaza. A questo punto, gli ostaggi israeliani verrebbero liberati in cambio del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi attualmente in carcere nello Stato ebraico. Intanto, i civili palestinesi sfollati nel territorio costiero potranno tornare alle proprie case, anche nela parte settentrionale della Striscia, dove ogni giorno dovrebbero entrare almeno 600 camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione.

    La seconda fase del piano invece prevede un negoziato tra i gruppi terroristici palestinesi come Hamas e la Jihad Islamica e Israele per stabilire i termini di un cessate il fuoco permanente nel territorio costiero. La sospensione delle ostilità, ha precisato ieri Biden, “continuerà finché proseguiranno i negoziati”.

    In conclusione, la terza fase prevede un piano di ricostruzione per la Striscia di Gaza, i cui contorni però non sono chiari, soprattutto in merito a chi finanzierà il progetto e quale autorità (se palestinese, israeliana o dei Paesi arabi) amministrerà il territorio dopo la fine dei combattimenti.

    Cosa cambia rispetto al passato
    Il piano presentato ieri da Biden differisce dai precedenti proprio per la continua sospensione delle ostilità durante le diverse fasi dell’accordo.

    Un’altra proposta avanzata avanzata all’inizio di quest’anno prevedeva infatti la liberazione degli ostaggi trattenuti a Gaza contro la propria volontà in cambio di un cessate il fuoco di sole sei settimane che in seguito avrebbe potuto essere esteso per consentire la consegna di ulteriori aiuti umanitari alla popolazione del territorio costiero palestinese.

    La bozza di quell’accordo, mediata da Egitto, Usa e Qatar, è stata stracciata all’inizio di questo mese dopo che Israele ha rifiutato di accettare la richiesta di Hamas di un cessate il fuoco permanente come condizione per proseguire i negoziati e ha dato il via all’offensiva militare contro la città di Rafah, nel sud della Striscia.

    L’appello di Biden
    L’inquilino della Casa bianca si è rivolto a entrambe le parti affinché non perdano l’occasione per porre fine al conflitto. “Con un cessate il fuoco, gli aiuti potrebbero essere distribuiti in modo sicuro ed efficace a tutti coloro che ne hanno bisogno”, ha affermato ieri il presidente Usa.

    “Come persona impegnata per tutta la vita al fiano di Israele, come unico presidente americano a essersi mai recato in Israele in tempo di guerra, come chi ha appena inviato forze americane per difendere direttamente Israele quando è stato attaccato dall’Iran, vi chiedo di fare un passo indietro, pensare a cosa accadrebbe se si perdesse questa occasione”, ha aggiunto Biden rivolgendosi a Tel Aviv, invitando anche Hamas ad accettare la proposta.

    Il commento di Netanyahu
    Non si è fatta attendere la reazione di Tel Aviv, che rivendica la proposta ma rimarca la necessità di continuare la guerra fino all’eliminazione del gruppo terroristico Hamas. “Il governo israeliano è unito nel desiderio di riportare a casa i nostri ostaggi al più presto possibile e sta lavorando per raggiungere questo obiettivo”, si legge in una nota diramata ieri sera dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu subito dopo il discorso del presidente statunitense. “Pertanto, il primo ministro ha autorizzato la squadra negoziale a presentare un piano per raggiungere questo scopo, insistendo al contempo che la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli altri obiettivi, compreso il ritorno di tutti i nostri ostaggi e la distruzione delle capacità militari e amministrative di Hamas”.

    Una dichiarazione rimarcata oggi in un altro comunicato pubblicato sempre dall’ufficio del primo ministro (ma stavolta in inglese). “Le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”, si legge nella nota. “Secondo la proposta, Israele continuerà a insistere affinché queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate il fuoco permanente. L’idea che Israele accetti un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è destinata al fallimento”.

    La risposta di Hamas
    Da parte sua, Hamas ha accolto con favore le dichiarazioni di Biden e l’appello della Casa bianca per “un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze di occupazione (israeliane, ndr) dalla Striscia di Gaza, la ricostruzione e lo scambio dei prigionieri”.

    “Hamas conferma la sua disponibilità a valutare positivamente e in modo costruttivo qualsiasi proposta basata su un cessate il fuoco permanente e sul completo ritiro delle forze occupanti (israeliane, ndr) dalla Striscia di Gaza, sulla ricostruzione e sul ritorno delle gli sfollati alle loro case, insieme alla realizzazione di un vero accordo di scambio dei prigionieri, se l’occupante si impegnerà esplicitamente in questo senso,” ha fatto sapere ieri sera in una nota il gruppo terroristico palestinese.

    La diplomazia al lavoro
    Intanto, la diplomazia internazionale spinge perché le parti accettino la proposta di tregua. Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha chiesto infatti ad Hamas di accettare il piano per un cessate il fuoco prolungato che, ha scritto l’ex premier di Londra sui social, può essere “trasformato in una pace permanente” se tutte le parti coinvolte saranno “pronte a compiere i passi giusti”. “Cogliamo questo momento e poniamo fine a questo conflitto”, ha dichiarato Cameron.

    Alle sue parole hanno fatto eco la ministra degli Esteri tedesca  Annalena Baerbock, secondo cui la proposta presentata da Biden “fornisce uno spiraglio di speranza e una possibile via d’uscita dallo stallo della guerra”, e la presidente della Commissione dell’Unione europea Ursula von der Leyen, che l’ha definita “un’opportunità significativa” basata su approccio “equilibrato e realistico”. “Ora ha bisogno del sostegno di tutte le parti”, ha scritto sui social von der Leyen.

    Alle parole di sostegno provenienti dall’Europa si aggiunge l’iniziativa diplomatica del segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ieri ha sentito telefonicamente i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Turchia e Giordania per discutere della proposta.

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