In seguito agli scandali di corruzione, il presidente del Guatemala Otto Pérez Molina ha rimosso dal loro incarico i ministri dell’Interno, dell’Energia, dell’Ambiente e il capo dell’Intelligence. Si tratta della più grande crisi politica attraversata dal Paese dalla fine della guerra civile nel 1996.
Le rivelazioni sui casi di corruzione sono state pubblicate lo scorso 16 aprile dalla Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala (Cicig), un’agenzia sponsorizzata dalle Nazioni Unite.
In seguito al rapporto del Ccig, sono state arrestate 15 persone tra politici e ufficiali di alto livello, e la vice-presidente del Guatemala Roxana Baldetti si è dovuta dimettere.
Tra gli arrestati, anche il capo della banca centrale del Guatemala, Julio Suárez.
L’investigazione ha portato alla luce un vasto sistema di corruzione, controllato da Juan Carlos Monzón, il segretario personale della vice-presidente Baldetti.
I politici coinvolti prendevano mazzette da imprenditori che si occupavano di import-export, che in cambio potevano avvantaggiarsi di dazi doganali agevolati. In Guatemala, le basse tasse d’importazione sono spesso state criticate perché contribuiscono alla scarsa crescita dell’economia nel Paese.
Il 16 e 17 maggio circa 60mila persone sono scese in piazza nella capitale, Città del Guatemala, per chiedere le dimissioni del presidente e riforme contro la corruzione.
Lo scandalo ha inoltre riacceso il dibattito sul ruolo dell’esercito durante la guerra civile (1960-1996), che causò la morte di oltre 200mila persone.
Alcuni tra gli incriminati nella vicenda della corruzione che ha dato vita alla più grande crisi politica del Guatemala della storia contemporanea appartengono all’élite militare: Monzón, il segretario della vice-presidente del Paese, è un ex capitano dell’esercito, ora in pensione.
Anche l’attuale presidente del Guatemala Molina è l’ex-capo dell’intelligence militare.
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