La guardia costiera libica ha intercettato sette imbarcazioni che trasportavano 850 migranti africani verso l’Europa, domenica 22 maggio.
I migranti – provenienti soprattutto da Sudan, Eritrea e Somalia – sono stati trovati su sette gommoni diversi vicino alla città costiera di Sabratha, a ovest di Tripoli. Sono poi stati consegnati alle autorità libiche per il primo soccorso. Tra loro, vi erano 79 donne, 11 incinte.
Dopo la caduta del colonnello Mu’ammar Gheddafi, la Libia è diventato uno dei principali hub del traffico di esseri umani. Solo in questi primi cinque mesi del 2016, ben 30mila migranti hanno provato ad attraversare i circa 300 chilometri di Mar Mediterraneo che separano la Libia dall’Italia.
I trafficanti sfruttano la forte instabilità politica del paese nordafricano, ancora diviso in varie fazioni. Il governo libico ha avvisato di non avere le risorse necessarie per contenere il flusso di profughi e ha accusato l’Unione europea di non mantenere le promesse.
L’Italia è in prima linea nelle discussioni volte a stabilizzare il paese, avendo spinto per un governo di accordo nazionale e per l’investitura di Fayez al-Sarraj a primo ministro. Inoltre, Roma ospita la sede operativa dell’operazione Sofia dell’Ue, volta a neutralizzare i trafficanti di esseri umani.
Tuttavia, il Regno Unito ha criticato l’operazione attraverso un rapporto parlamentare, definendola inefficace e sulla via del fallimento. Secondo il report, l’unico risultato ottenuto è stato quello di spingere i trafficanti a cambiare tattica.