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    Una ong tedesca è stata attaccata dalla guardia costiera libica mentre salvava alcuni migranti

    Credit. Afp

    La Mission Lifeline sostiene di non aver invaso la zona Sar libica, la guardia costiera della Libia ha detto che la nave Mission Lifeline era nelle 19 miglia di loro pertinenza

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Set. 2017 alle 18:08 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:51

    Nella giornata di mercoledì 27 settembre, la guardia costiera libica ha esploso colpi di avvertimento contro una nave della ong tedesca Mission Lifeline, impegnata con questa nave nella sua prima operazione di soccorso nel Mar Mediterraneo.

    A dichiararlo è stesso la ong che tramite un post su Facebook ha denunciato l’accaduto.

    “Mentre il nostro equipaggio offriva aiuto umanitario a 19 miglia dalla costa libica (in acque internazionali), la guardia costiera libica ha attaccato la nostra nave, sparando colpi di arma da fuoco e salendo a bordo senza il permesso del nostro capitano”.

    “Durante questa ‘azione pirata’ la guardia costiera ha cercato di obbligarci a consegnare le persone che avevamo salvato, per riportarle in Libia, sostenendo che stessimo operando illegalmente in acque libiche, anche se non era vero”, scrivono sulla pagina ufficiale della ong.

    “Il nostro equipaggio si è rifiutato di consegnare le persone salvate, non solo perché era un obbligo morale”, si legge nella dichiarazione dell’ong, “ma anche per il principio del non respingimento, un principio di diritto internazionale che proibisce il rimpatrio delle persone nei paesi in cui sono minacciate con la tortura o con altre violazioni dei diritti umani, il caso della Libia”. 

    “Fortunatamente gli aggressori hanno lasciato l’area dopo intense discussioni e sia l’equipaggio che le persone salvate a bordo della Lifeline sono in buone condizioni”, prosegue il post.

    In più occasioni le ong attive nel Mediterraneo avevano denunciato episodi in cui la guardia costiera libica avrebbe ostacolato il salvataggio di migranti, agendo anche al di fuori del proprio territorio di competenza.

    Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha confermato la notizia.

    Rispondendo al video-denuncia pubblicato dalla ong tedesca, il portavoce della Marina libica, il generale Ayub Kacem, ha detto tramite un comunicato: “La Guardia Costiera libica sequestrerà tutte le navi delle ong che entreranno nelle acque della zona di ‘ricerca e salvataggio’ senza autorizzazione. Questa volta abbiamo evitato un’escalation in futuro sequestreremo le navi delle ong che non rispettano la nostra sovranità”. 

    Secondo la guardia costiera libica quindi, la ong si è spinta oltre il limite delle 19 miglia stabilito dalla aree cosiddette “search and rescue”.

    Dal 10 agosto 2017 soltanto le navi autorizzate possono entrare nella zona di salvataggio che va molto oltre le semplici acque territoriali (22 chilometri dalla costa) e che si estende per oltre 100 chilometri dalle spiagge di Tripoli.

    Secondo il generale Ayub Kacem, la nave della ong tedesca ha tentato di scappare con l’ufficiale libico ancora a bordo. “A quel punto la nostra unità ha sparato dei colpi d’avvertimento in aria per fermarli”, ha concluso il portavoce della Marina libica.

    Sono ormai all’incirca quattro le ong che operano nel Meditrraneo.

    Dopo Medici Senza Frontiere, Save the Children e Sea Eye, anche l’Ong Moas ha deciso di sospendere le proprie operazioni di soccorso al largo della Libia, dopo che il governo di Tripoli ha deciso di istituire una propria zona di Search and Rescue nel Mediterraneo.

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