La Corte suprema greca ha deciso che gli otto soldati turchi che si sono rifugiati in Grecia dopo il fallito tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016 non saranno estradati in Turchia. Il verdetto è stato emesso giovedì 26 gennaio 2017.
Gli otto uomini erano atterrati a bordo di un elicottero militare nel nord della Grecia il 16 luglio 2016 e avevano invocato l’asilo politico.
Ankara ne aveva chiesto l’estradizione per poterli processare. Secondo le autorità turche gli otto soldati erano coinvolti nel fallito golpe. Tuttavia, essi negano di aver preso parte al tentativo di rimuovere il presidente Recep Tayyip Erdogan e temono che la propria vita sarebbe in pericolo se dovessero essere consegnati alla Turchia.
La questione dei militari ha creato delle tensioni tra i due vicini che sono impegnati anche a Cipro nella mediazione per la riunificazione dell’isola, divisa tra la parte greco-cipriota e quella turco cipriota.
In seguito al fallito colpo di stato del 15 luglio, la Turchia ha dichiarato lo stato di emergenza e centinaia di migliaia di funzionari pubblici, membri delle forze dell’ordine e armate, insegnanti e accademici sono stati sospesi o rimossi dai propri incarichi, oppure arrestati con l’accusa di far parte del movimento gulenista, ritenuto il responsabile del tentato golpe.
Il giro di vite che ha coinvolto anche giornalisti e testate, nonché il sistema giudiziario e numerose organizzazioni, ha indotto gli osservatori esterni ad accusare Erdogan di aver approfittato della situazione per eliminare i dissidenti e i suoi oppositori.
Nel paese si sta discutendo una riforma costituzionale in senso presidenziale che amplierebbe i poteri di Erdogan stesso.
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